Firenze, 11 aprile 2014 - CENTRO TIM di Figline Valdarno chiuso dal gestore per una clamorosa truffa: era diventato un centro per la moltiplicazione delle schede telefoniche prepagate comprate dai clienti dietro comunicazione, obbligatoria per legge, dei dati personali.

Alla faccia della privacy i due gestori del centro, 52 e 65 anni — denunciati per truffa, sostituzione di persona e falsità in scrittura privata dai carabinieri del capitano Luca Mercadante — riutilizzavano illegalmente i dati sensibili (codice fiscale, residenza, anagrafe) per attivare schede ‘ghost’, fantasma, e relativi numeri, nuovi, che intestavano ai clienti originari. Solo formalmente. In realtà a loro insaputa. Nella sostanza le ‘nuove prepagate’, e i numeri ad esse assegnati rimanevano ai due titolari del centro che con le schede così ‘clonate’ — e le utenze attivate — generavano nuovo traffico telefonico, minutaggio, nuove connessioni Internet, altri servizi e «pacchetti», secondo le offerte dell’azienda madre, Tim. In pratica i due facevano ‘dialogare’ le finte vere schede tra loro: il gestore le riconosceva come in (regolare) possesso dei clienti e da qui traeva il guadagno (apparente). Il giochino andava avanti fino al raggiungimento, da parte dei due venditori denunciati, dei parametri minimi prefissati da Tim, con relativi bonus (anche per migliaia di euro) che il gestore eroga ai rivenditori più bravi, al conseguimento degli ‘obbiettivi’. Centrato il risultato, e intascati i premi di produzione, i due si disfacevano delle schede: sul retro del negozio, perquisito, oltre a interi scatoloni di documenti dei clienti, i carabinieri ne hanno trovate oltre 500 vendute solo negli ultimi mesi.
«Trascorsi dodici mesi senza che la scheda venga ricaricata — spiega ancora l’Arma — il gestore la disattiva e può riassegnare il numero anche precedentemente assegnato ad un nuovo utente».
 

L’INDAGINE è partita dopo la scoperta, da parte di un cliente, sulla home page di Tim, di tre utenze a lui attribuite. Ma in realtà ne ha soltanto una. Il cliente ha avvisato i carabinieri e ha poi presentato denuncia. I militari hanno effettuato verifiche in rete e i sospetti hanno assunto la dimensione e la «qualità» degli indizi.
Tim, intanto, ha già provveduto o sta provvedendo a disattivare tutte le sim card messe in funzione dai due indagati in modo indebito. Allo studio innanzitutto la revoca del mandato ai due titolari dell’attività e un’azione legale per i danni materiali e d’immagine subiti dall’azienda.
giovanni spano