Firenze, 1 aprile 2014 - LA BATTAGLIA dell’Ataf privatizzata contro chi non paga il biglietto passa anche dai nuovi bus. Quelli in arrivo ad aprile — venti in tutto, realizzati da Mercedes — saranno con due porte rispetto alle tre attuali: una davanti per la salita dei passeggeri e una di uscita dietro. Si tratta dei bus classici da 12 metri di lunghezza. Dopo i venti che entreranno in servizio ad aprile, ne arriveranno altri: in tutto saranno 70 entro la fine dell’anno. Tutto rientra in un piano di investimenti finanziato anche dalla Regione. I venti nuovi bus sono la prima tranche di questo piano. Altri 30 saranno da 12 metri (sempre Mercedes). Poi ce ne sono 14 da 18 metri per i quali è in corso la gara ed entro un paio di settimane sono attese le offerte. Infine altri sei bussini (per questi la gara deve essere fatta). Sui nuovi bus resterà per ora (almeno fino alla gara regionale) il logo dell’Ataf. I passeggeri saliranno davanti, di fronte all’autista, per timbrare l’abbonamento o il biglietto elettronico.

Entrerà infatti in funzione tra pochi mesi anche un nuovo sistema per la bigliettazione. Il ticket elettronico avrà un ingresso graduale. Una fase di sperimentazione verrà fatta entro l’estate, quindi un primo avvio in autunno per arrivare a regime dopo altri 12 mesi col doppio sistema: biglietto elettronico e di carta. La macchinetta obliteratrice sul bus, vicina all’autista, segnalerà con il verde lampeggiante che è tutto ok, altrimenti si accenderà una luce rossa accompagnata da un suono, in modo da rendere ben visibile a tutti che la timbratura non è regolare. E l’autista? Avrà dei compiti in più oltre alla guida? Non potrà fare multe ovviamente ma — come prevede l’ultimo accordo contrattuale di lavoro — è chiamato a collaborare con l’azienda per contrastare l’evasione. Potrà quindi chiedere a chi sale e non lo fa di mostrare il biglietto o l’abbonamento. «E’ un modo per disincentivare chi evade» dice l’amministratore delegato di BusItalia e presidente di Ataf Renato Mazzoncini, richiamando anche il concetto di «controllo sociale» per ridurre il numero dei furbetti: «E’ importante la collaborazione di tutti — spiega — nel senso che chi sale senza biglietto o chi fa finta di nulla di fronte alla luce rossa della macchinetta deve sentirsi in un certo senso nel ‘mirino’ dei presenti...». La portiera di uscita nei nuovi bus si trova un po’ più dietro rispetto a quella centrale dei bus ora in circolazione, in modo da garantire nella parte centrale del bus uno spazio più libero (anche per i disabili): i posti a sedere saranno concentrati davanti e nella parte più posteriore e saranno circa il 20% in più rispetto ai bus in circolazione oggi. «L’obiettivo — aggiunge Mazzoncini — è arrivare ad avere tutta la flotta dei bus a due porte». Ataf è convinta che ci siano buoni margini per ridurre il 14 per cento di evasione accertata a maggio 2013 e assicurare quindi ricavi maggiori dai passeggeri. Lo scorso anno sono state fatte 80mila multe ai cosiddetti «portoghesi», quelli cioè che non pagano il biglietto, anche rafforzando i controlli, con campagne mirate a settembre e a novembre 2013. La prossima campagna anti-furbetti partirà il mese prossimo.

BIGLIETTO. Capitolo delicato il prezzo del biglietto. C’è chi dà per certo l’aumento da un euro e 20 a un euro e 50 centesimi entro la fine dell’estate. Chi invece ritiene che — elezioni amministrative ed europee in arrivo — tutto slitterà al prossimo anno. «Tra le grandi città siamo quella dove il prezzo biglietto ordinario del bus è più basso» osserva Mazzoncini. A Roma, Milano, Torino, Genova il biglietto costa un euro e 50 centesimi, a Palermo un euro e 40, a Bologna e Napoli un euro e 30. Il confronto è fatto apposta per giustificare un prossimo aumento? «Intanto — aggiunge Mazzoncini — l’eventuale aumento del biglietto non è collegato per forza di cose alla gara regionale. Poi aggiungo: siamo pronti a parlare di un biglietto a un euro e 50 centesimi rinegoziando allo stesso tempo i contributi che ci vengono concessi dagli enti locali». In altre parole, se ad Ataf viene data la possibilità di portare il biglietto a un euro e 50, l’azienda accetterebbe un taglio dei contribnuti pubblici che le arrivano da Regione e comuni. «Sarebbe il primo caso del genere in Italia — sottolinea Mazzoncini — visto che altrove l’aumento è stato fatto senza una riduzione della quota di contributi pubblici concessi dagli enti locali all’azienda di trasporto». Questo passaggio, secondo la visione del management dell’Ataf, va nella direzione già in atto in altri paesi europei, dove i ricavi dell’azienda provengono per la gran parte dai passeggeri, i quali in tal modo pesano e «contano molto di più» nella gestione aziendale. La privatizzazione dell’Ataf ha tracciato la strada: l’azienda dovrà reggersi in piedi sempre di più con le proprie gambe, la quota di contributi dagli enti locali andrà a rudirsi anche se, trattandosi di servizio pubblico, non potrà essere azzerata per proteggere le fasce sociali più deboli, concedendo loro agevolazioni tariffarie. Oggi su 100 euro incassati da Ataf il 59% vengono da contributi pubblici, il 41% dai biglietti. Un obiettivo ragionevole anche «socialmente» sarebbe di arrivare al 50% per ciascuna quota.
stefano vetusti