Firenze, 3 marzo  2014 - Bambini abusati sessualmente e, dopo la scuola, mandati a lavorare nel caseificio del Forteto anziché lasciati studiare e giocare. Continuano a emergere particolari inquietanti sulla vicenda della comunità del Forteto attraverso le testimonianze choc di varie persone che che hanno soggiornato nella struttura in Mugello. Oggi, al processo in corso a Firenze,  è stata la volta della, dalla testimonianza di una donna che ha vissuto al Forteto dall'età di 13 anni ai 38 anni.

I bambini sono quelli affidati dal tribunale dei minori di Firenze a coppie della comunità agricola del Mugello di cui 23 persone sono imputate per maltrattamenti (il fondatore Rodolfo Fiesoli anche per abusi sessuali su minori).

"I servizi sociali mi tolsero a mia madre con la scusa di andare a prendere un gelato, e in due giorni mi ritrovai al Forteto _ha ricordato la testimone_ Mia mamma era una tossicodipendente, mio padre non l'ho mai conosciuto" e "da bambina ero stata abusata sessualmente da uomini in un bar di Firenze". Il tribunale dei Minori l'affido' a una coppia del Forteto, Luigi Goffredi e la moglie. Goffredi, imputato, è 'braccio destro' del fondatore del Forteto Rodolfo Fiesoli, principale accusato del processo.

"Io avrei voluto stare con mia madre invece venni affidata a Luigi Goffredi e sua moglie - ha continuato -. Mi sentivo sola al Forteto, avevo 13 anni, c'erano cento persone. Il primo anno riuscii abbastanza a tranquillizzarmi anche se quelli non erano i miei genitori. Spesso mi arrabbiavo perché non vedevo mia madre. Però dicevano che ero una bambina difficile. A 14 anni mi cominciarono a sottoporre ai 'chiarimenti', dovevo spiegare perché secondo loro ero spesso arrabbiata. Siccome sapevano che avevo una storia di abusi sessuali subiti, gli adulti del Forteto volevano che parlassi di questi. Comincio' un martellamento su questo tema".

"Decisi che comunque un po' di fiducia l'avrei dovuta avere  _ha proseguito il racconto_ e in Goffredi provai a vedere una figura paterna. All'inizio mi coccolava, ma una volta mi picchiò perché disse che l'avevo fatto eccitare mentre mi teneva in collo", un'altra volta mi spinse ad avere un rapporto sessuale con lui come se così potessi superare gli abusi subiti da bambina. Il rapporto con lui cambiò, anche perché lo vidi palpeggiare una bambina down, a lui affidata come ero io, sarebbe stata la mia 'sorella'".

Difficile anche il rapporto con la madre affidataria: "Criticava sempre la mia mamma, che io non vedevo quasi mai. Diceva che mi aveva abbandonata, la offendeva, e quando capitò che si incontravano, discutevano sempre. A 17 anni mi chiesero se volevo tornare con mia madre, cosa avrei voluto fare a 18 anni e parlai di questo anche con giudici del tribunale dei Minori che al Forteto erano di casa, venivano a pranzo".

La teste ha raccontato anche che i bambini dopo il tempo pieno nella scuola del paese "venivano mandati a lavorare nel caseificio, come me. Io a 13 anni guidavo il muletto e disponevo il formaggio sui pancali, altri
bambini lavoravano alla lavanderia e alla sartoria. I compiti li facevamo dopo cena o la mattina prima di andare a scuola"