Firenze, 2 febbraio 2014 - PRIMA SANTI, e navigatori, ora costituzionalisti. Popolo straordinario, quello italiano. Pieno di risorse, di uomini di fede (santi), di coraggio (navigatori), almeno fino a Schettino. E ora di esperti di diritto pubblico. Per anni abbiamo riempito le piazze di gente che sventolava la Costituzione come il libretto rosso di Mao. Giusto. C’era da difendere il Paese dal golpista in erba Silvio Berlusconi. Talmente in erba da essersi fatto bocciare nel 2006 una riforma fotocopia di quella che stiamo per varare tra squilli di tromba. Talmente golpista da non aver occupato l’aula sorda e grigia, ma da esserne stato cacciato. Poi, arriva Grillo. Se gli dessero un euro per ogni volta che pronuncia la parola Costituzione, potrebbe comprarsi uno yacht ancora più grande. Ogni giorno infatti si mette di fronte alla telecamera personale, e ci spiega cosa è costituzionale (quasi nulla) e cosa no (il resto). Con la stessa disinvoltura e preparazione con cui parla di tutto, dal prezzo dei ravanelli, al trattato di Versailles. E se lui dispensa quotidiane lezioni via web, figuriamoci i suoi “guerrieri”.

Già, così Grillo chiama affettuosamente quello squadrone di cavalleggeri dell’ovvio, quella falange di talebani del nulla, quegli indominiti del qualunquismo, che popolano il nostro Parlamento. Per loro la Costituzione è come un’aspirina: la usano per ogni problema. Nei regolamenti della Camera c’è una norma sgradita, tipo la cosiddetta «tagliola»? E’ contro la Costituzione. Che è come dire che un divieto di sosta è contro la Convenzione di Ginevra. Fantastici. Del resto, il capo, dalla penombra del suo studio, ha diffuso via web la sentenza. La nuova legge elettorale? «Incostituzionale». Parola di comico. Il problema, però, è che alla fine le parole pesano. Soprattutto quelle semplici, un po’ rozze, che girano alla larga dal cervello e vanno diritte alla pancia. In particolare a quella vuota di tanti italiani. Allora, a forza di dire che sono «tutti ladri», che devono «andare tutti a casa», che le deputate sono lì per meriti sessuali, che il Capo dello stato va messo in Stato d’accusa, che la Presidente della Camera è una donna da «portare a fare un giro in macchina». Insomma, a forza di gazzarre, di insulti, il tutto in nome e a difesa del popolo italiano e della Costituzione, non sarà certo la tenuta della Carta fondamentale in pericolo. Figuriamoci. Non era golpista Berlusconi, non lo saranno neppure Grillo e suoi guerrieri. Ma se c’è un modo per avvelenare il clima del Paese; per fare sì che anche gli altri parlamentari diventino dei picchiatori; per allargare nella società il solco tra noi, i cittadini buoni, e loro, i politici e gli amministratori mascalzoni e voraci; per fare insomma il contrario di quello che tutti dicono che si debba fare in momenti di crisi, cioè stare uniti, beh Grillo e il suo movimento sono veramente gli assi di briscola. Il che non significa che non vadano denunciate le storture del sistema. Anzi. A Grillo va il merito di aver mosso le acque. Se questo è il modo, però, se il paravento è una Costituzione forse mai letta o comunque mal digerita, grazie non ci stiamo. La politica è un’altra cosa. Anche quella nuova. Anche quella a 5 stelle. Perché prima o poi la pance si riempiranno, e gli slogan torneranno a transitare più in alto. Dai cervelli.