Firenze, 19 gennaio 2014 - LA CRISI economica morde ancora e fa un’altra vittima. Ha ucciso una persona mite, un bravo imprenditore, un uomo buono che aveva provato di tutto per potercela fare, per non licenziare. 54 anni spesi a lavorare sodo fin da giovane; poi le cose cominciano ad andare a rotoli. Non c’è lavoro e anche se si trova qualcosa da fare la gente non paga. Di recente è costretto da un fallimento a chiudere la ditta edile, a mettere all’asta giudiziaria terreni di famiglia in una zona meravigliosa vicino a Montebeni, tra Fiesole e Settignano. Negli ultimi tempi si arrangia facendo l’idraulico. Ma forse non basta neppure questo perché chi ha soldi per comprare cerca di strozzare il prezzo più possibile.

E LA NOTTE il poveretto non dorme più. Al mattino si sveglia, si guarda allo specchio e vede il viso che sembra la pagina accartocciata di un giornale. A 54 anni. Non è possibile andare avanti così. Lo pensa e lo ripensa finché questo che è solo un evanescente simulacro di idea prende la consistenza di un evento ineluttabile e sembra l’unica soluzione possibile. Gli psicologi lo chiamano ‘effetto alone o effetto traino’ ed è quel processo mentale che porta a convincersi che si può fare. Vedi, riflette tra sé, quello di S. Angelo ce l’ha fatta, è facile insomma, uccidersi è possibile. Così è successo ancora. L’uomo si è seduto nel giardino di una bella colonica dove vive con la compagna e una bimba di 6 anni, sulle colline di Firenze. Loro erano fuori.

Ha imbracciato un fucile da caccia e se l’è avvicinato al petto. Si è fermato un po’, ha afferrato il cellulare e ha composto il 113 raccontando all’operatore dell’intenzione di suicidarsi. Il poliziotto l’ha trattenuto al telefono mentre è cominciata una frenetica ricerca delle coordinate gps per tracciare il cellulare e scoprire dove si trovava il poveretto. E’ stato bravissimo l’operatore, ma non è servito perché l’imprenditore ha attaccato. Ha fatto in tempo a scrivere su un foglietto «Grazie all’operatore del 113 che mi ha ascoltato con tanta attenzione». Poi si è avvicinato il fucile alla testa e ha premuto il grilletto. Morte praticamente istantanea. In casa i carabinieri troveranno un biglietto scritto di pugno nel quale l’uomo chiede scusa alla compagna e alla figlia ‘per tutti i problemi che vi ho creato’, scrive.

E l’uomo avrebbe lasciato un secondo biglietto, nel quale sembra lanci ‘accuse’ ad alcuni personaggi che avrebbero ‘portato’ al fallimento la sua ditta, parla di crediti e debiti, e di alcune banche con cui l’impresa lavorava. Un’altra vittima di una crisi che sembra non finire mai nonostante gli annunci pubblici di politici più o meno in buona fede. La fine del tunnel gli imprenditori, qui, non la vedono. Chissà come fanno a vederla nei palazzi romani.