Firenze, 12 gennaio 2014 - Il premier Enrico Letta vola in Messico per una missione cruciale dal punto di vista economico, consapevole che l'Italia per invertire la rotta deve affrontare anche il mare aperto delle sfide lanciate da paesi emergenti come la "Tigre atzeca". Una visita che cade nel mezzo delle tensioni politiche italiane in vista del patto di coalizione, ma il presidente del consiglio e' convinto che, dopo la prima fase di ascolto dei partiti, i prossimi due giorni serviranno a tutti per una pausa di riflessione.

Solo dal 16 in poi, dopo la direzione del Pd, e' la road map del premier, si capira' se sara' possibile siglare un nuovo contratto e sciogliere tutti i nodi, incluso quello del rimpasto. Passaggi delicati che Letta spera di affrontare con la fiducia reciproca di tutti i partner della maggioranza: "Io di Renzi mi fido, so che possiamo lavorare bene insieme", e' la risposta che il premier, parlando con i suoi collaboratori, da' al leader Pd che oggi in un'intervista a "Il Corriere della Sera" era tornato all'attacco ("Enrico non si fida di me ma sbaglia, io le cose le dico in faccia").

E, nel cammino del 2014, che avra' il suo culmine nel semestre di presidenza italiana, il presidente del consiglio spera di avere in Renzi e nel Pd l'alleato principale. Per questo e' disposto ad accettare anche le critiche che arrivano dal segretario sull'azione di governo, pur non condividendo il bilancio negativo del lavoro fatto finora. D'altra parte, chiariscono i suoi, "e' stato Letta a chiedere un cambio di passo", un nuovo inizio, dopo l'addio di Berlusconi alla maggioranza, che consenta un 2014 di "svolta" e di rilancio.

Proposte e anche pungoli critici ben accolti a patto che, ripete il premier, "i problemi del paese vengano prima delle ambizioni personali" . E lo show down delle intenzioni di tutti gli alleati avverra' a partire dalla direzione del Pd di giovedi' prossimo, quando il sindaco di Firenze chiedera', in una riunione in cui dovrebbe partecipare anche il premier, il voto sul job act e chiarira' se sulla legge elettorale il Pd andra' avanti anche senza un accordo di maggioranza o, come chiede Letta, cercando prima un'intesa con Alfano.