Firenze, 6 dicembre 2013 - UN’ALTRA giornata senza autobus. Ieri l’assemblea dei lavoratori di Ataf, terminata dopo le undici di sera, ha deciso di proseguire con la protesta anche oggi. Un nuovo sciopero, quasi sicuramente selvaggio, senza cioè il rispetto delle fasce di garanzia. Il prefetto Luigi Varatta ha tentato di tutto per non lasciare a piedi la città. Ieri mattina ha convocato la Rsu, invitando i lavoratori al rispetto della legge, poi, nel pomeriggio, ha fatto incontrare azienda e sindacati. La riunione è andata avanti per oltre sei ore, ma alla fine è stata fumata nera. Muro contro muro e si è consumata la rottura. Al termine, il prefetto ha firmato la precettazione di tutto il personale di Ataf in modo da assicurare il regolare svolgimento del servizio di autobus.

Niente da fare, però. L’assemblea dei lavoratori ha deciso di andare avanti con la protesta. «E’ dell’azienda la responsabilità. Se i fiorentini oggi non hanno l’autobus lo devono alla dirigenza di Ataf Gestioni», ha dichiarato Alessandro Nannini, coordinatore della Rsu, al termine dell’assemblea. «Abbiamo fatto di tutto, siamo stati noi a proporre un documento alla dirigenza nel corso dell’incontro in prefettura. Ma ci hanno detto no e i lavoratori hanno scelto di proseguire con lo sciopero, anche se siamo precettati».

Una giornata lunga, quella di ieri, incandescente, inziata alle 4 di mattina, con la prima assemblea dei lavoratori di Ataf che ha deciso lo sciopero selvaggio. Niente autobus per tutta la giornata, con conseguenti disagi alla circolazione e agli utenti, rimasti a piedi. Alla protesta hanno aderito praticamente tutti gli autisti, circa 900 su un totale di 1.100 dipendenti. Solo uno è uscito ieri mattina dai depositi sul proprio autobus, ma poi, su invito dei colleghi, è rientrato. Poche, invece, le adesioni tra impiegati e operai. I lavoratori, riuniti in assemblea permanente, hanno esposto presso la sede dell’azienda in viale dei Mille lo striscione «Renzi nemico dei lavoratori».

Hanno quindi lasciato il deposito delle Cure e, sfilando in corteo, hanno raggiunto la prefettura, in via Cavour, per poi tornare a fine mattinata in viale dei Mille. Circa 600 i partecipanti alla manifestazione, tra i quali anche tranvieri provenienti da Genova e, soprattutto, da Roma, da dove sono arrivati una settantina di autisti. Tra loro Micaela Quintavalle, leader della protesta contro la privatizzazione dell’Atac, l’azienda per la mobilità della capitale. «Uniti si vince», ha urlato al megafono la pasionaria sotto la prefettura, che ha lanciato il movimento nazionale dei tranvieri, auspicando che dal 17 al 24 dicembre prossimi non solo a Roma, ma anche a Firenze, Pisa, Torino, Genova, dove già ribolle la protesta, i lavoratori rifiutino di fare gli straordinari. Lungo il corteo di ieri mattina nessuna bandiera esposta, solo una dei Cobas, la sigla che, insieme al Sul, compone la Rsu che ha proclamato lo sciopero di ieri.

In testa al corteo, uno striscione con scritto «Renzi bugiardo». «Il sindaco – ha spiegato Alessandro Nannini, coordinatore della Rsu – ha invelenito i tranvieri perché dopo i fatti di Genova ha detto che la privatizzazione dell’azienda è stata fatta bene e non ha portato alcun sacrificio per i lavoratori. Così, invece, non è». Oltre allo sciopero selvaggio messo in atto dai colleghi dell’Amt di Genova e alle dichiarazioni di Renzi, a far montare la protesta in Ataf è stato l’accordo siglato dai sindacati confederali lo scorso gennaio, senza il consenso dei lavoratori. Accordo che ha significato un ulteriore sacrificio per gli autisti, obbligati a guidare continuativamente 4 ore e 30 minuti, con una pausa ridotta da 25 a 15 minuti. Infine, la goccia che ha fatto traboccare il vaso: la disdetta di tutti gli integrativi e il via allo spacchettamento dell’azienda.