Firenze, 23 novembre 2013 - Lo sport supera le barriere della disabilità e anche le sbarre della prigione. È un’iniziativa dall’alto valore simbolico quella che si svolgerà domani, domenica 24 novembre, all’interno del carcere di Solliccianino. Sarà proprio lì che si alzerà il sipario su una speciale sfida a showdown che vedrà da una parte i non vedenti e, dall’altra, i detenuti, che avranno così l’opportunità di cimentarsi in questo speciale tennis da tavolo pensato per i disabili visivi.

All’evento, che inizierà alle 9, parteciperanno anche il vicesindaco Stefania Saccardi e il presidente provinciale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti Antonio Quatraro. Organizzatrice del torneo nazionale di showdown, (anche quest’anno dedicato alla memoria di Francesco Bracci, un motociclista 24 enne rimasto vittima in un incidente stradale), è la polisportiva fiorentina Silvano Dani. Si tratta, spiega il presidente della società Nicola Vincenti, di “una delle manifestazioni più grandi a livello italiano”.

Lo showdown è un tennis da tavolo particolare, adatto sia ai vedenti che ai non vedenti. Possono giocare a questa sorta di ping pong grazie a una pallina sonora che non deve essere seguita con la vista  ma con l'udito, permettendo così anche a chi ci vede di sfruttare meglio le proprie orecchie e inquadrare la pallina nello spazio semplicemente seguendone il suono.



Quest’anno, saranno 46 gli atleti impegnati nelle gare. In particolare, quella che si svolgerà a Solliccianino si situa all’interno del ‘derby dell’Appennino’. “La nostra squadra, insieme a quella degli amici di Bologna, prima farà una dimostrazione di showdown ai detenuti, che a loro volta potranno poi provare il gioco. Nella seconda parte della giornata, quattro squadre miste composte da non vedenti e detenuti si scontreranno in regolari partite”, spiega Vincenti. “Si tratta – commenta, - di una speciale occasione d’incontro tra due mondi che, sia pure per motivi diversi, combattono una battaglia quotidiana. Ma non per questo rinunciano a trovare il loro posto all’interno del tessuto civile”. “I detenuti per un verso e i ciechi per un altro devono fare i conti con vincoli che di fatto limitano la loro libertà – osserva anche Quatraro -. Ecco, l’unione di queste realtà attraverso lo sport vuole aprire uno squarcio su un futuro migliore, da costruire insieme”.