Firenze, 22 novembre 2013 - QUELLA DI IERI sarà una giornata da ricordare e da "conservare negli annali" per la D-Orbit Srl, una start-up formata, nel 2011, da quattro giovani ingegneri aerospaziali (fra i quali l’attuale amministratore delegato Luca Rossettini) che ha la sede operativa a Sesto Fiorentino, nella struttura dell’incubatore all’interno del polo scientifico universitario. Proprio ieri, alle 7,10 locali, dal cosmodromo di Yasny, nella regione dell’Orenburg in Russia, è stato lanciato, attraverso il vettore russo ucraino Dnepr, ALICE-2 il "cervello" del dispositivo di de-orbiting realizzato dalla società. 

 

L’AZIENDA ha sviluppato infatti un dispositivo che offre agli operatori satellitari la possibilità di estendere la vita operativa dei propri satelliti consentendone, al termine della missione, una rimozione sicura, veloce e controllata ed evitando che diventino "space debris",ovvero spazzatura spaziale. Non a caso i componenti del giovane e motivato team della D-Orbit vengono definiti, con una immagine magari poco scientifica ma efficace, "spazzini spaziali" ed il loro obiettivo è sicuramente importante se è vero che, dagli anni Sessanta ad oggi, sono più di seimila i satelliti lanciati nello spazio in particolare per l’area delle comunicazioni, 1100 dei quali ancora operativi con un rischio di collisioni molto alto, aumentato addirittura del 200% negli ultimi tre anni. 

DA IERI MATTINA tutti gli ingegneri e gli altri operatori in forza a D-Orbit hanno seguito con emozione e monitorato ininterrottamente l’avanzamento delle operazioni e attendono di ricevere i primi risultati della missione di Alice-2. Il test in volo, infatti, è una tappa cruciale e, se avrà un esito positivo, faciliterà l’ingresso nel mercato del dispositivo di D-Orbit che potrà, addirittura contribuire a rendere sostenibile lo spazio e preservarlo per le future generazioni: l’aumento sistematico di ‘detriti’ non più operativi intorno alla terra infatti sta mettendo pericolosamente a rischio il futuro delle attività nello spazio e aumentando il pericolo di possibili rientri incontrollati sulla terra. Le buone notizie, però, ieri non sono arrivate solo dal ‘fronte’ russo ma anche dall’altro lato del pianeta: a Los Angeles, infatti, la D-Orbit è stata premiata, alla Red Herring Top 100 Global Competition, per essere tra le cento aziende al mondo più innovative e promettenti. Riconoscimento da affiancare all’altrettanto prestigioso "Red Herring Top Europe" riconoscimento assegnato alle cento migliori aziende tecnologiche europee già consegnato, nell’aprile scorso ad Amsterdam, alla società.

 

Sempre quest’anno poi la D-Orbit ha vinto una competizione europea in Portogallo, Building Global Innovators, con un premio di 100mila euro: fra l’altro i fondi che arrivano da questi concorsi sono linfa fondamentale per una realtà, apprezzatissima ma molto giovane, come quella che opera nel polo scientifico fiorentino. Dopo il test in volo di ieri l’auspicio è che cresca la visibilità mondiale verso la tecnologia e la credibilità del business per la D-Orbit e che, di conseguenza, possano aprirsi per l’azienda le porte del mercato di riferimento e gli investimenti dei tanti possibili interessati al suo dispositivo 'made in Italy'.