Firenze, 9 ottobre 2013 - LA SCORSA primavera l’inaugurazione sembrava dietro l’angolo. Invece, bene che vada il taglio del nastro arriverà entro la fine dell’anno. Solo qualche mese di ritardo? Macché. La casa dello studente di via del Mezzetta, periferia est di Firenze, è pronta dal lontano febbraio 2010. Una storia di ordinario spreco di risorse pubbliche che ha dell’incredibile. Già, perché con la fame di alloggi che c’è — basti pensare che per l’anno accademico in corso le richieste sono state 3116, a fronte di 1341 posti letto — una struttura chiusa da quasi tre anni rappresenta un’offesa per tutti quegli studenti fuorisede costretti a spendere cifre da capogiro per affittare una stanza, o per dividerla con qualche altro ragazzo. Ma com’è stato possibile arrivare a tanto? La storiaccia della residenza di via del Mezzetta — che si compone di 26 camere singole e di 28 camere doppie, alcune delle quali accessibili per disabili, per un totale di 82 posti letto — rappresenta un esempio di quanto le lungaggini burocratiche, la difficoltà di comunicazione tra gli enti pubblici e una serie di madornali inspiegabili errori, ancor più gravi per chi si occupa delle opere pubbliche, rappresentino uno dei più grossi mali del nostro Paese.

COSTATA 5,5 milioni di euro, la casa dello studente (che è stata realizzata dall’Università di Firenze su un terreno di proprietà della Provincia a seguito di cofinanziamenti messi a disposizione dal Miur), la notte è sempre illuminata. Questione di sicurezza, certo. Ma i residenti della zona ogni sera, di fronte a quello spettacolo, non possono che scuotere la testa. «Quanti soldi sprecati. Che vergogna!», il commento più benevolo. La prima difficoltà in cui è incappata questa ‘sfortunata’ struttura è nata dal mancato accordo economico tra i due enti, ovvero l’Azienda per il diritto allo studio (Dsu) da un lato e l’Ateneo dall’altro. Già, perché l’Università di Firenze ha speso quasi 3milioni di euro per realizzare la struttura. E altrettanti ne ha chiesti al Dsu per rilevarla. Trovare l’intesa è stato complicatissimo. Poi, è stato necessario chiedere una stima all’Agenzia del territorio. «Non è stato facile portare avanti due trattative in contemporanea», disse a suo tempo il presidente del Dsu Toscana Marco Moretti. Che aggiungeva: «Noi abbiamo il dovere di spendere bene i nostri soldi. Ecco perché la situazione ha imposto la massima cautela. Altro che spreco, ci siamo mossi per tutelare i contribuenti».

SUPERATO l’impasse economico, non sono mancati poi svariati problemi tecnici, alcuni dei quali incredibili, come la cabina elettrica del palazzo realizzata su un’altra proprietà. O la strada d’accesso che per molto tempo non è stata riconosciuta dal Comune. Se non fosse tutto vero (e realizzato coi soldi nostri!) verrebbe quasi da ridere. Quando poi finalmente la residenza è stata ceduta al Dsu, ecco che sono stati chiesti dei piccoli lavori aggiuntivi all’Università. Normale amministrazione, certo. Ma intanto i tempi si dilatavano ancor di più. Infine, l’ultimo capitolo: la gara per gli arredi. È stata fatta a giugno, ma è arrivata un’offerta talmente bassa che sono stati necessari «ulteriori controlli» per verificare che non ci fossero anomalie. Ora sembra che anche questo problema sia stato risolto. E che quindi a dicembre venga davvero tagliato il nastro. Vero è che nessuno avrà voglia di festeggiare…