Perugia, 8 ottobre 2013 -  "Il mio futuro e' nella Repubblica Dominicana o in un altro posto in giro per il mondo, certamente non in Italia": a dirlo e' Raffaele Sollecito in un'intervista al settimanale "Oggi", in edicola domani (e anche su www.oggi.it).


"Oggi" ha intervistato a Santo Domingo Sollecito, imputato assieme ad Amanda Knox nel processo d'appello per l'omicidio di Meredith Kercher in corso a Firenze. "Sono contumace - ha detto il giovane -, ma non latitante, almeno per ora. Sono partito esibendo il mio passaporto. Per fare il latitante, occorrono ingenti risorse economiche che io non ho. Occorrono amici che ti proteggano ma che in qualunque momento ti possono tradire. Sarebbe una vita d'inferno. Non la reggerei. Qui passo le mie giornate a imparare lo spagnolo e preparare un progetto per il mio futuro".


Raffaele Sollecito  "promette anche" di tornare per il processo: "non so quando. Non subito. Forse per l'udienza del 6 novembre quando i carabinieri del Ris consegneranno i risultati dell'analisi sulla lama del coltello sequestrato nella mia cucina". "Ancora quel coltello - aggiunge - dove non esistono le mie tracce, dove forse ci sono quelle di Amanda perche' lo usava per cucinare, dove non ci sono quelle di Meredith e dove lo sporco e l'amido indicano che non e' stato lavato".

 

PARLA IL PADRE DI RAFFAELE SOLLECITO:

 "Raffaele sarà in aula per la prossima udienza, il suo futuro lavorativo sara' all'estero ma comunque solo dopo che avra' risolto i suoi problemi con la giustizia". Queste le parole all'Ansa del padre del giovane ingegnere informatico, Francesco Sollecito, che precisa: "Io saro' al suo fianco per una nuova difficile prova".


"Se Raffaele avesse intenzione di sfuggire alla giustizia - ha detto - non si presenterebbe davanti alla Corte d'assise d'appello di Firenze".


Il medico ricorda le difficoltà del figlio nel trovare lavoro. "Prima ha aperto una società in Svizzera - ha proseguito - e poi ha tentato di avere un impiego negli Usa ma senza ottenere nulla di concreto. Oltre alle difficolta' burocratiche, come quella per la green card negli Stati Uniti, c' e' che Raffaele, dopo il nuovo processo d'appello deciso dalla Cassazione, si trova in una sorta di limbo nel quale nessuno lo vuole assumere, all'estero e tanto meno in Italia".


 "Speriamo che questa vicenda si risolva al più presto - ribadisce il padre - con l'assoluzione di Raffaele. Poi, da uomo libero, potrà pensare solo a un lavoro all'estero"