Firenze, 4 ottobre 2013 - Nell'udienza del 6 novembre, sapremo la verità sulla traccia di Dna sul coltello trovato a casa di Raffaele Sollecito, imputato insieme ad Amanda Knox dell'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, uccisa a Perugia il 1° novembre del 2007. I due, condannati in primo grado a 26 anni (Knox) e 25 anni (Sollecito) e poi assolti in appello, sentenza, quest'ultima, annullata dalla Cassazione. Ma soprattutto in quel giorno Raffaele Sollecito sarà in aula, come annunciato dall'avvocato Giulia Buongiorno. Sollecito, dice il legale, rilascerà dichiarazioni in aula.

Per quanto riguarda il coltello, in realtà, il 6 novembre dovremmo sapere se quella traccia è attribuibile e a chi, perché non è detto che il reperto possa dare risposte significative. La corte, presieduta da Alessandro Nencini, ha comunque affidato l'incarico a due ufficiali del Ris dei carabinieri (il maggiore Andrea Berti, di Cascina, e il capitano Filippo Barni, di Prato) di verificare in particolare se quella traccia  è attribuibile alla vittima o a Rudy Guede, l'ivoriano già condannato a 16 anni di carcere (con rito abbreviato) per concorso nell'omicidio.

L'udienza ha visto anche l'audizione di Luciano Aviello, il testimone detenuto che prima accusò suo fratello del delitto, poi ritrattò e per questo si trova imputato di calunnia. Sulla sua attendibilità non facevano affidamento né le difese, né le parti civili, nè il pm. In pratica è stato convocato per un atto dovuto sollecitato dalla sentenza della Cassazione.

L'esame di Aviello (che si è presentato in vesti femminili, ribadendo che sta facendo un percorso di "rettifica di sesso") è stato breve, ma complesso da seguire per le divagazioni del teste. In sostanza Aviello ha ribadito che l'assassino di Meredith Kercher è suo fratello (di Aviello) e che le dichiarazioni di ritrattazione non sono vere, Una deposizione un po' surreale, con Aviello che prima chiede di non essere ripreso, poi chiede una telecamera tutta per sè, poi parla di una seduta spiritica e di un furto di un quadro su commissione. Nello sconcerto generale, di corte, accusa, difese e parti civili, si chiude la deposizione davvero surreale.