Firenze, 25 settembre 2013 - ''Quella di Fabrizio Cinquini è una storia tutta italiana. Se fossimo in molti altri Paesi Cinquini, probabilmente, non sarebbe in carcere. Il medico di Pietrasanta, considerato da tanti esponenti del mondo scientifico un pioniere nella ricerca dei benefici terapeutici della cannabis, semplicemente non si troverebbe rinchiuso in una cella da oltre due mesi. Presumibilmente, sarebbe in un centro di ricerca per sperimentare i suoi studi''.

Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale Pd Enzo Brogi, promotore della legge toscana che per prima in Italia ha regolamentato l'accesso ai farmaci cannabinoidi.

Cinquini fu arrestato il 22 luglio scorso per possesso di 277 piante di cannabis, che secondo il medico erano ''per uso di ricerca ai fini terapeutici'', e domani si terra' la prima udienza del processo a suo carico. Brogi ha vistato oggi il carcere di Massa dove Cinquini è recluso.

''Dopo aver spesso sentito parlare di lui - racconta Brogi - questa mattina ho avuto modo di incontrarlo. In lui c'e' una grande forza d'animo, costruita sulla convinzione di aver agito nell'interesse della ricerca''. ''Sono convinto -continua - che la nostra Regione dopo aver fatto da capofila nel legiferare su una materia cosi' importante, debba procedere per questa strada. Abbiamo fatto dei passi significativi con l'approvazione della legge, ma e' evidente che non basta''.

Per Brogi ''adesso anche a livello nazionale si sono aperti degli spiragli positivi, grazie al decreto Balduzzi. Il Parlamento dovrebbe proseguire questo percorso avviando il dibattito per il superamento della legge Fini-Giovanardi''.