Firenze, 23 settembre 2013 - "Io ho sempre saputo, papà diceva 'il bene si fa ma non si dice' ". Così parla Andrea Bartali, figlio dell'indimenticato "Ginettaccio" nominato oggi, giorno d'inizio dei mondiali di ciclismo, 'Giusto tra le nazioni' per aver salvato centinaia di ebrei dallo sterminio.

Andrea è felice, ma non sorpreso: da anni si lavorava a questo giorno, già nel 2005 il presidente Ciampi conferì al ciclista la medaglia d'oro al merito civile; ma Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell'Olocausto, ha preferito lavorare con calma, fuori dalle luci dei riflettori, fino ad oggi dove non è più stato possibile nascondere un nome come quello di Bartali. 

"Quando le leggi razziali hanno cominciato ad essere applicate con rigore in tutta Europa - racconta ancora il figlio - in Italia arrivarono 14-15mila ebrei che trovarono rifugio per lo più nelle comunità religiose. Quando la situazione cominciò a farsi ancora più pesante il cardinale Dalla Costa, che conosceva papà da anni, lo chiamò
spiegandogli che per salvare in molti dalla deportazione bisognava trasportare documenti da una città all'altra. Nessuno avrebbe mai sospettato di uno sportivo famoso e amato come lui. 'Una cosa pero' devo dirtela - aggiunse il cardinale - se ti scoprono, ti fucilano' ".

La risposta non si fece attendere, il campione cominciò a fare la spola tra Firenze e Genova, nascondendo le carte nei tubi del telaio della bici e facendo tappa alla Certosa di Lucca dove i certosini prendevano i documenti e li smistavano. A un certo punto, per evitare i controlli sempre più stringenti sui porti, Dalla Costa pensò di appoggiarsi ad Assisi e Bartali iniziò a portare i documenti da Firenze ad Assisi, 160 chilometri  all'andata e 160 al ritorno in una sola giornata. Il campione ha ufficialmente salvato almeno 800 ebrei, ma nel conto vanno messi pure un bel po' di inglesi e di partigiani.

"Aveva paura? Non credo - conclude Andrea - e se anche l'aveva ne ha fatte lo stesso di tutti i colori".

Il sindaco Renzi afferma:  "Da Israele ci è arrivato un regalo straordinario. Per essere un grande campione, bisogna essere anche un grande uomo. A nome di tutta Firenze ringrazio per questo riconoscimento e credo che sia il modo più bello per dimostrare che questi Mondiali sono qualcosa di più di un evento sportivo”.