Firenze, 23 settembre 2013 -  Il grande campione di ciclismo {{WIKILINK}}Gino Bartali{{/WIKILINK}} è stato dichiarato ‘Giusto tra le nazioni’ da Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della {{WIKILINK}}Shoah{{/WIKILINK}}. Lo si legge sul sito dell’organizzazione. La decisione riconosce l’impegno di Bartali a favore degli ebrei perseguitati in Italia.

La moglie di Gino Bartali e il figlio Andrea sono felicissimi dopo aver appreso la notizia: "Aspettavamo questa notizia già da qualche tempo, soprattutto dopo che un mese fa hanno fatto giusto tra le nazioni il cardinale Elia Dalla Costa. Saperlo proprio oggi quando qui a Firenze sono iniziati i Mondiali di ciclismo ha un significato enorme.

"Gino Bartali è stato un campione immenso, sui pedali e nella vita. Il riconoscimento dello Yad Vashem è il
giusto premio per una vicenda umana esemplare _dice Guido Vitale, direttore della redazione di Pagine Ebraiche, il mensile dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane protagonista di rivelazioni inedite sul coraggio del ciclista durante il nazifascismo. A partire dalla testimonianza di Giorgio Goldenberg, il piccolo ebreo fiumano che ad Adam Smulevich racconto' di essere stato nascosto in un appartamento di proprietà del campionissimo in via del Bandino a Firenze. "Sono vivo perche' Bartali ci nascose in cantina", spiego' Goldenberg, 81 anni, oggi residente in Israele a Kfar Saba. Arriva da Pagine Ebraiche anche la testimonianza di Giulia Donati, 91 anni, nascosta da due sorelle a Lido di Camaiore. Solo incidentalmente, come raccontato al mensile Ucei, non poté beneficiare dell'azione di staffetta clandestina di documenti falsi portata avanti da Bartali nel centro Italia

Lo Yad Vashem spiega che Bartali, "un cattolico devoto, nel corso dell’occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l’Arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa". Ques’ultimo è stato, a sua volta, già riconosciuto Giusto tra le Nazioni da Yad Vashem.

"Questa rete ebraico-cristiana, messa in piedi a seguito dell’occupazione tedesca e all’avvio della deportazione degli ebrei, ha salvato - prosegue Yad Vashem - centinaia di ebrei locali ed ebrei rifugiati dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Yugoslavia".

Bartali ha agito "come corriere della rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali ha trasferito falsi documenti a vari contatti e tra questi il rabbino Cassuto".

Yad Vashem ha infine annunciato che in onore di Bartali si terrà una cerimonia in Italia in una data ancora da stabilire.

"Gino Bartali è stato un campione immenso, sui pedali e nella vita. Il riconoscimento dello Yad Vashem è il
giusto premio per una vicenda umana esemplare _dice Guido Vitale, direttore della redazione di Pagine Ebraiche, il mensile dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane protagonista di rivelazioni inedite sul coraggio del ciclista durante il nazifascismo. A partire dalla testimonianza di Giorgio Goldenberg, il piccolo ebreo fiumano che ad Adam Smulevich raccontò di essere stato nascosto in un appartamento di proprietà del campionissimo in via del Bandino a Firenze. "Sono vivo perché Bartali ci nascose in cantina", spiegò Goldenberg, 81 anni, oggi residente in Israele a Kfar Saba. Arriva da Pagine Ebraiche anche la testimonianza di Giulia Donati, 91 anni, nascosta da due sorelle a Lido di Camaiore. Solo incidentalmente, come raccontato al mensile Ucei, non poté beneficiare dell'azione di staffetta clandestina di documenti falsi portata avanti da Bartali nel centro Italia