Firenze, 17 settembre 2013 - Gli appoggi li cercava ovunque nella fitta rete di amicizie e conoscenze maturate in quarant’anni di politica tra le fila della sinistra. A cominciare dalla senatrice Anna Finocchiaro per il Consiglio di Stato ("adesso guarda sto andando in Senato perché devo prendere un caffè con Anna sento se lei conosce.. adesso mi muovo subito speriamo bene") e per sponsorizzare uno dei ‘suoi’, Walter Bellomo "è uno che fa squadra". E ancora alle Infrastrutture aveva gente come Ercole Incalza e l’architetto Mele. Ai Beni culturali qualcun’altro. Una sorta di collettore di favori.

Ai nemici invece riservava i suoi strali. Come all’architetto della Regione Toscana, commissione Via (Valutazione progetto ambientale) che sosteneva di considerare rifiuti le terre di scavo di tunnel Tav di Firenze. "E’ uno stronzo" e "vuole fare il terrorista".

E poi gli appoggi umbri. Tanti. Da cercare anche per smuovere la pratica a Bruxelles. La Commissione europea deve "approvare il decreto" sulle terre e le rocce. Quello che servirà per gli scavi e i rifiuti. Se L’Europa si mette si traverso sono guai. E così Lorenzetti si incolla al telefono a caccia di "contatti affidabili". E cerca di rintracciare "Paola, quella che sta a Bruxelles, quella nostra", "quella della Regione Umbria" spiegando al legale di Italferr di avere "utilizzato il servizio che la Regione Umbria ha a Bruxelles". Alla sua segretaria spiega: "Ho bisogno di sapere se abbiamo contati affidabili". Poi qualcuno le consiglia di parlare con gli eurodeputati. E anche lì inizia a cercare gli ‘amici. "Al fidato Bellomo cerca anche di far ottenere un posto - che poi non otterrà - per una parente che vive a Terni.

Ed è sempre al membro della Commissione Via del Ministero che manda il messaggio per fargli sapere che la pratica è risolta. "Carissimo Walter l’accesso agli atti è andato bene e ieri a Bruxelles si è chiusa poi anche la vicenda del decreto. mi pare che la squadra abbia funzionato".

È sulla posizione del marito, Pasquale Domenico, architetto di Foligno che con la sua società di progettazione ha vinto un appalto per la ricostruzione post-terremoto in Emilia Romagna da due milioni e 300 mila euro che sbotta. Secondo l’accusa Lorenzetti si è spesa con con il contractor privato anche per favorire il coniuge. Ad un amico, un parlamentare orvietano del Pd racconta al telefono la sua difesa, accorata: "L’altra cosa, poveraccio il marito mio guarda a questo punto mi tocca veramente fargli un monumento non c’entra un cazzo! Non è vero niente, niente l’unica cosa che lui c’ha, perché ha vinto una gara della Regione Emilia Romagna per una scuola a Novi punto... che non gli ha portato nessuno se non il fatto che ha fatto bene l’offerta, io ti giuro proprio sono perchè poi si dice pretedeva incarichi per il marito. Ma di che cazzo parlano?".

Lui, il marito, intercettato commenta: "Noi non abbiamo nessun incarico, se non quella gara vinta". Eppure il giorno dopo l’avviso di garanzia - emerge dalle intercettazioni - la lady di ferro è pronta a fare un passo indietro. Telefona a Mauro Moretti presidente del Cda di Italferr: "Allora volevo dirti che hai visto tutto (l’inchiesta ndr) e non è vero niente quello che c’è ma siccome so come ci si deve comportare in questi casi io domani stesso ti mando la mia lettera di dimissioni". Moretti frena: "Pensaci, poi vedi come fare, ancora non ho visto le cose e non sono in grado di esprimere un’opinione". Lorenzetti alla fine non si dimetterà. Si dimette ora con l’approvazione del bilancio di Italferr alle porte, con un’ordinanza agli arresti domiciliari. Con il fiato sul collo. Per via di tutte quelle telefonate anche agli "amici di Coopsette" la società emiliana che lavora all’appalto Tav ai quali dice: "Volevo darvi una buona notizia, ho dato una scrollata a quelli del Ministero".

di Erika Pontini