Firenze 25 luglio 2013 - L'orologio di una delle tante telecamere fisse disseminate lungo la loro via di fuga segna le 13 e 23. E’ il 18 luglio, in via della Condotta c’è un uomo sgozzato in casa di un amico, un connazionale di 55 anni, ferito gravemente.


E loro scappano, sconvolti, sporchi di sangue e mezzi nudi: sono in due, imboccano via dei Magazzini, sbucano in piazza della Signoria, svoltano in via dei Gondi, all’ombra di Palazzo Vecchio. Una fuga concitata che non passa inosservata: la gente si volta, li guarda e s’interroga davanti a questa scena insolita. Anche diversi commercianti hanno visto la coppia, due giovani sulla trentina, allontanarsi in fretta.


Le ultime tracce del loro concitato passaggio restano in via del Parlagio, dove la squadra mobile della questura ha trovato la scarpa Nike - che fa il paio con un’altra rinvenuta in via dei Magazzini - e dei pantaloni insanguinati.
Tutto torna: sono i pantaloni che, nell’immagine catturata dalla telecamera, uno dei due assassini stringe nella mano destra. Se li è tolti probabilmente perché troppo lordi di sangue. Quando passano sotto Palazzo Vecchio, uno dei due è già a torso nudo.
 

Il puzzle delle indagini è stato ricostruito pezzo per pezzo dagli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile. Sanno chi sono, sanno chi ha ucciso Nodar Lomadze, 33 anni, con un coltello da cucina rinvenuto nell’appartamento al primo piano del civico uno di via della Condotta. Bisogna prenderli. La parte più difficile dell’inchiesta, coordinata dal pm Leopoldo De Gregorio, è proprio questa.

I criminali georgiani, statisticamente, hanno una grande facilità nel procurarsi documenti falsi. Spesso si spacciano per lituani, per godere delle facilità di movimento dei cittadini della comunità europea.
Anche la vittima di questo efferato delitto aveva diversi alias.

Nel gennaio scorso, fu pescato alla Coop di via Cimabue a rubare, con una borsa schermata, duecento euro e passa di cosmetici. Fermato dal personale antitaccheggio e consegnato ai carabinieri, provò a spacciarsi per un minorenne: Kazim Agirba, classe 1996. I militari non gli credettero, e oltre al furto, il giudice lo condannò, per direttissima, anche per il reato di false generalità. Dieci mesi.

Lomadze non se li è fatti tutti a Sollicciano. A giugno uscì, con l’ordine di lasciare l’Italia. Non lo ha fatto, e probabilmente ha ripreso un’attività in cui certi suoi connazionali sono dei veri e propri specialisti: i furti in ville e appartamenti. Pure lui, forse, era in una di queste batterie che imperversano in città e fuori.
 

L’ipotesi più accreditata sul movente è che all’interno dell’appartamento di via della Condotta sia divampata una lite per la spartizione di un bottino. In casa c’erano i quattro uomini, più la moglie del 55enne ferito (impegnata in un’altra stanza) e a un certo punto è rientrata anche sua nipote.


Sono state loro a dare l’allarme, ad urlare disperatamente aiuto dalla finestra, con le gambe tremanti e le mani insanguinate, probabilmente nel tentativo di fermare l’emorragia del sangue, che scorreva a fiotti.
 

Eppure sembrava un “summit“ cordiale. I quattro georgiani si sarebbero incontrati per strada, sotto casa del 55enne, e poi insieme sarebbero saliti in casa, per bere un caffé e parlare più tranquillamente. A un certo punto, qualcosa si è rotto. Uno dei due georgiani filmati durante la fuga ha preso un coltello, si è accanito contro Lomadze. Poi, nel tentativo di difendere l’amico, è rimasto gravemente ferito anche il padrone di casa. Fortunatamente le sue condizioni stanno migliorando.

La sua testimonianza è fondamentale per completare il castello accusatorio nei confronti dei due ricercati. Braccati e ancora in fuga, costantemente, da quel 18 luglio.
 

Stefano Brogioni