Firenze, 22 luglio 2013 - Da qualche anno lo storico collegio Madonna della Querce in via della Piazzola dove hanno studiato generazioni di fiorentini e non solo non c’è più. Lo stabile di proprietà privata dopo vari progetti di recupero è stato lasciato abbandonato. La sua ampiezza e ‘disponibilità’ sono saltati all’occhio del Movimento per la Casa che ha deciso di ‘ospitare’ in quelle che un tempo erano aule e stanze per i collegiali le famiglie di senza tetto sfrattate da un’altra occupazione abusiva in via Buffalmacco a Fiesole.
L’occupazione non ha lasciato indifferenti gli ex studenti. Due di loro sono riusciti a entrare nella loro scuola dopo l’ingresso delle famiglie e a testimoniare fotograficamente l’arrivo del Movimento per la Casa.
Riportiamo la testimonianza scritta e fotografica di uno di loro, Marco Duvina, oggi odontoiatra e dottore di ricerca all’Università di Firenze. Ma soprattutto un ex “querciolino”.
Manuela Plastina

 

Sabato 20 Luglio 2013: Okkupazione del Collegio alla Querce
Viaggio nel tempo di un ex alunno


In un sabato pomeriggio assolato di luglio ed in procinto di partire per il mare scorro gli aggiornamenti di facebook e vengo colto da improvviso stupore dalla foto pubblicata nel gruppo ex alunni: il collegio alla Querce è stato okkupato!

La prima reazione è stata quella di fare un salto nei ricordi telefonando e chiaccherando con i miei fratelli e gli amici ex alunni tutti increduli. La seconda di esprimere come tanti il disappunto con un post facebook nei confronti dei nostri amministratori, sicuramente in vacanza per tutto il fine settimana come se la notizia non fosse abbastanza importante per farli sobbalzare o rientrare in Città. Ma il salto nella storia e nei ricordi è stato senza ritorno, e la nostalgia, l’antico attaccamento e la curiosità hanno prevalso sul programmato weekend al mare.

Negli ultimi anni si erano susseguite varie voci sul destino della nostra amata Scuola che nel 2005 era stata venduta o forse svenduta, tanti di noi l’avevano già vista spoglia ma ancora eretta e solida!

Per chi non conoscesse la Querce e la sua importanza nel contesto storico culturale fiorentino, qui di seguito alcuni cenni storiografici arricchiti dagli aneddoti più significativi che hanno portato alla fondazione di tale Istituto.

Tutto è iniziato molto tempo fa alla Villa sopra 'Madonna della Querce'. La famiglia Del Grasso, abitante al centro di Firenze, nel Quattrocento, possedeva una tenuta, composta da una villa, da una casa rustica del contadino, una cappella e un vasto appezzamento di terra coltivata a vigneto e frutteto, lungo l’attuale Via Madonna della Querce: vi trascorreva le ferie estive.

La presenza di una querce, presso una cappella dedicata alla Vergine, sempre lungo la stessa strada, era il punto di riferimento per la tenuta della famiglia Del Grasso: ‘sopra la Madonna della Querce’.
Dopo diversi passaggi della Villa dai discendenti dei proprietari ad altre famiglie nobili tra cui il Granduca Leopoldo II detto Canapone, il podere della Querce fu acquistato all’asta dai barnabiti dal primo Rettore Padre Luigi Cacciari, per 81.000 Lire.

Il 10 luglio 1868 la comunità dei religiosi, 5 Padri e 2 Fratelli, Don Giovanni Ronconi, sacerdote oblato, 10 convittori, i domestici, da Villa Càglieri si trasferirono alla Querce.
Trasferitosi il Collegio dal pian di Ripoli a via della Piazzola il 10-7-1868, il P. Rettore Luigi Cacciari volle che, ad emblema, fosse piantata nell’estremità sud del giardino dei Padri una piccola querce, che con la sua crescita scandisse gli anni anche alla vita del Collegio. Il motto ‘Ingentes tendat ramos et tempora cingat’.

Alla fine del secolo XIX, il Rettore P. Gregorio Almerici volle piantare ai piedi della querce un ramo di  edera, presa dalla tomba del convertito russo P. Agostino Schouwaloff, barnabita, nel cimitero Lachaise di Parigi. Il ramoscello attecchì e, ben guidato, si limitò a circondare la base dell’ormai rigogliosa querce. Lo sfollamento del Collegio al Loretino permise all’edera di invadere pacificamente l’albero a rischio di soffocarlo. Qualche zelante nel 1921 distrusse l’edera, per amore della querce; ma nell’anno successivo le vecchie radici buttarono nuovi germogli, salutati con gioia da Padri e alunni (Vita nostra, IV,1922, p.191).

Il 9 agosto 1944 il cannoneggiamento tedesco colpì il Collegio e schiantò rami e tronco della Querce. Potata e curata vivacchiò ancora qualche anno, poi seccò.
Agli inizi del Collegio, il programma scolastico era indipendente da quello governativo. I Barnabiti, già dal Cinquecento avevano una ‘ratio studiorum’ che, lungo il corso dei secoli, hanno saputo adattare a qualunque ambiente, ottenendo frutti lusinghieri e riconoscimenti ufficiali.  

Durante le 2 guerre  per l’avvicinarsi del fronte bellico a Firenze si susseguirono vari sfollamenti del Collegio per adibirlo ad ospedale.

Il 25 gennaio 1969 nel Salone dei Cinquecento del Palazzo della Signoria, è stato conferito al Collegio la medaglia d’oro per meriti di opera educativa e di cultura con provvedimento a firma del Presidente Saragat.

Ma la triste chiusura si avvivicinava. Le complesse vicende delle riforme scolastiche, le riorganizzazioni dell’attività, la graduale diminuzione degli alunni, hanno condizionato l’economia hanno portato alla chiusura del collegio, nonché l’alienazione dello stabile avvenuta nel 2005.

La Comunità, unificata, in un primo tempo, con quella della Parrocchia della Divina Provvidenza nel 2001, con quest’ultima si è trasferita nella Villa S. Paolo, divenuta, con il Capitolo Provinciale del luglio 2003, la sede unica ufficiale dei Barnabiti a Firenze. I libri, circa 70.000, sono stati trasferiti in massima parte (dal 1500-1900, catalogati dalla sovrintendenza) a Roma, presso il Centro studi, in minima parte (non catalogati) a Napoli-Bianchi e a Villa S. Paolo. La raccolta di libri scientifici, di astronomia sono stati regalati al Museo delle Scienze di Firenze. Il patrimonio di oggetti, strumenti, animali, catalogato, che costituiva il museo di scienze è stato trasferito a Napoli-Bianchi; i reperti del museo etrusco e i quadri dei principi degli studi a Villa S. Paolo. I Paramenti e oggetti  sacri nella Parrocchia della Madre della Divina Provvidenza e a Villa S. Paolo. Diversi quadri (Cifariello, Annigoni, Ritratti dei Rettori), catalogati a Villa S. Paolo. I Cartoni della  Crocifissione di Annigoni a Roma-Curia Generalizia.

Cari Lettori dopo questo breve exscursus sulla nascita del Collegio alla Querce, torniamo al viaggio che finalmente decido di intraprendere e dimenticandomi del mare mi cambio d’abito per l’occasione ed afferrando una torcia e la macchina fotografica, dirigo l’auto verso una meta che non avrei creduto di rivedere oggi. Ripercorrendo strade conosciute con un po’ di timore per la situazione che avrei trovato e per le notizie che si susseguivano in rete, cerco rinforzi e li trovo nell’amico scout di tante avventure Riccardo Ribeca al secolo conosciuto come il meccanico delle Cure!

Giunti sul posto il panorama che ci si presenta è quello di un gran via vai di macchine, furgoni e camion che sostavano davanti a quello che era l’ingresso principale della Scuola in via della Piazzola 44. Vedo gente carica di mobilia e suppellettili che entra ed esce da quello stesso ingresso dal quale un tempo entravamo e uscivamo noi alunni, il contrasto è stridente. Sugli scalini dell’entrata presidiata i primi sguardi perplessi degli occupanti sono tutt’altro che accoglienti, ma senza pensarci troppo parcheggio sicuro davanti ed entro come se stessi tornando a casa.

Entrato nell’edificio l’impatto è stato devastante, tutto era impolverato e trasandato, un pò come i documentari del sommerso transatlantico Titanic. Nei locali completamenti svuotati ed abbandonati dell’Ex Collegio alla Querce era in corso un vero e proprio mega trasloco. Mi dirigo senza indugio verso quello che mi sembrava il capo di una delle più organizzate operazioni di occupazione della storia. Gli dico che sono un ex alunno di quello che anche i nuovi abitanti percepivano essere stato qualcosa di veramente importante. Faccio presente al mio interlocutore che oltre ad essere stati alunni, per molti anni siamo stati anche scout e che ci sarebbe piaciuto rivedere la nostra vecchia Tana dei Lupetti e la sede di Reaparto degli Esploratori. Il capo, dopo avermi riferito di non aver permesso a nessun altro di entrare, acconsente.

Così noi, nelle vesti di ospiti dei nuovi “padroni di casa”, diamo inizio alla visita di quello che per quasi due secoli è stato il tempio dell’educazione fiorentina. Non posso non citare lo sgomento che ci ha assaliti non solo nel vedere quel via vai raro per quei sacri luoghi, ma soprattutto nel vedere tanta povera gente più di un centinaio, in particolare i bambini circa quaranta, sprovvista di ogni genere di prima necessità. Non vi nascondo che nonostante la rabbia e la contrarietà per quella ingiusta occupazione, guardandosi negli occhi con Riccardo, la prima reazione è stata quella di uscire dal collegio e recarsi nel primo supermercato a fare una spesa di primo soccorso. Non posso descrivere l’incredulità negli occhi delle mamme, anche se la nostra piccola spesa era diventata piccolissima di fronte ai molti bambini che uscivano da ogni lato. Non voglio soffermarmi sui nuovi abitanti, dato che dopo una iniziale diffidenza, sono stati accoglienti.

Cercherò di non dilungarmi su quel che vedo oggi, lo potete tristemente vedere nelle foto e lo potete immaginare sia voi che quei luoghi li avete percorsi, sia voi che quei luoghi li conoscete solo oggi scorrendo questo scritto. Vi risparmierò tutte le nuove destinazioni dei locali, delle classi, dei corridoi, della stanza del Rettore o delle sale dei Principi. Quindi vi racconterò attraverso lo sfacelo odierno i fasti di un tempo!

Appena oltrepassato il portone ci troviamo nell’atrio Granducale, chiamato dagli alunni l’androne. Prima tappa risalendo la scaletta buia a sinistra del portone, si incontra prima la tipografia e sede e archivio del mitico giornalino del collegio e subito dopo la sede degli Scout e dei Lupetti. Riscendendo nell’atrio e volgendo il naso all’insù fra le architravi delle volte campeggiano gli stemmi degli altri storici Collegi Italiani e delle più nobili famiglie che avevano ricevuto ospitalità presso il collegio ed ancora lo stemma di Firenze. Sulla sinistra ai lati della scalinata le lapidi degli alunni caduti nelle due guerre che avevano servito nel regio esercito. A destra la portineria con il quadro d’onore dei più meritevoli alunni delle classi dell’anno precedente.

A sinistra la scalinata d’onore in marmo bianco di accesso alla sala del teatro testimone di tanti eventi organizzati da e per gli studenti. Nella parte bassa un salotto con vetrine e teche con gli strumenti geofisici e astronomici di Padre Boffito. Proseguendo per la scalinata ci imbattiamo nel busto del fondatore Padre Cacciari che domina l’ingresso di quello che fu il Museo Archeologico ricco di reperti unici al mondo.

Tornando nell’atrio, anzi nell’androne, a destra le scale che portavano alle severe stanze della Direzione e al convitto riservato agli studenti fuori sede con il refettorio a colonne dove un prefetto durante i pasti principali seguiva gli allievi insegnando loro come si sta a tavola.

Infine, dal centro dell’androne si erge la scalinata principale in cima alla quale vigilava la statua di San Giorgio con la spada sguainata e lo scudo posato. A metà della scalinata si aprivano i due anfiteatri laterali. Quello di destra tempestato di marmi bianchi e verdi destinato alla foto ricordo delle varie classi con la statua della Madonna della Divina Provvidenza. Quello di sinistra con un folto giardino di piante rare.
A sinistra di San Giorgio la croce blu sempre accesa dominava l’ingresso della cappella dove tutti i venerdì del mese e a Natale si cantava la novena in latino. Qui siamo entrati con gli adulti, che si sono dimostrati rispettosi ed hanno accolto la nostra richiesta di rispettare

A destra invece, la scalinata conduceva ai saloni dei Principi degli Studi con rivestimenti in marmi policromi verdi, bianchi, rossi, gialli illuminati da enormi e bellissimi lampadari in vetro soffiato di Murano. Le ultime sale invitavano i visitatori ad affacciarsi dalla terrazza panoramica sul giardino pensile e su Firenze.

Continuando la visita, a destra di San Giorgio la porticina che portava al parco e alle sue spalle l’inizio delle rampe di scale di accesso ai piani superiori. Al primo piano le camerate. Al secondo le aule tecniche. Al terzo il ginnasio e i licei. Al quarto le scuole medie. Indimenticabili corridoi che segnavano lo scorrere del tempo e dell’età degli alunni che dal quarto piano scendevano al terzo passando e ripassando compostamente in piccoli plotoni per tutti gli altri settori dell’immenso complesso o scivolando a rotta di collo sul corrimano dello scalone stando attenti a non essere visti dai Padri.

Come non ricordare il laboratorio di chimica e fisica, per arrivarci gli occhi non si stancavano mai di ammirare  le bacheche del museo di scienze naturali con con reperti animali e minerali unici. L’osservatorio astronomico sulla torretta inaccessibile ai comuni mortali. Per ultimo il fiore all’occhiello dei tesori del Collegio, la ricchissima biblioteca che poteva vantare circa 70.000 volumi dal ‘500 ai giorni nostri. Per lunghissimi anni seguita con grande cura ed attenzione da Padre Boffito ed in seguito passata alle amorevoli mani di Padre Parenti. Da non dimenticare la tipografia con l’Archivio del mitico Giornalino della Querce ed ancora le tre palestre, i campi da tennis, la pista di atletica e i campi da calcio inseriti in uno splendido parco.

Senza voler far torto a coloro che l’autore di questo scritto involontariamente dimenticherà, qui di seguito vorrei ricordare i nomi di coloro che, odiati e amati, si possono “a posteriori” ben definire le colonne portanti dell’insegnamento e dell’educazione impartiti da questo Istituto a centinaia di allievi cosiddetti “Querciolini”.
Padre Caporali, eccellente insegnante di storia e filosofia.
Padre Soldo, mitico insegnate di latino e greco.
Il Prof. Pula, amato e compianto professore di matematica chimica e fisica.
La Prof.ssa Vigna, indimenticabile insegnante di inglese.
Padre Casellato, impareggiabile insegnante di religione.
Padre Carcano, filosofo, che curava il giardino pensile con animali e piante rare, ma soprattutto appassionato musicista e direttore del coro Querciolino.
Padre Cagni, grande grecista e latinista del vaticano che correggeva i documenti Pontifici.
Il Professor Capitanio, insegnante di educazione fisica ed ex ufficiale del Regio Esercito.
Il simpaticissimo Professor Mannini di matematica.
Il Professor Mascherini, esilarante insegnante di educazione tecnica.
Il Professor Pratesi, insegnate di Italiano molto amato ed animatore dei gruppi Scout del Collegio.
Padre D’Angelo, il segretario che con la voce “da angelo” cantava l’antifona della novena.
Padre Rima, insegnante di italiano ed impegnato con i ragazzi diversamente abili.
Padre “Tuo” Parenti, il più longevo quasi centenario, grande storico dell’arte e curatore della biblioteca.
Per concludere, Padre Caldiroli, storico Rettore, che univa in se l’autorevolezza dovuta al suo ruolo a grandi doti umane oltre ad una ricca cultura letteraria e nello specifico lombarda e manzoniana. Molto amato dagli studenti e scomparso recentemente.

Una menzione particolare ai mitici portieri Vasco prima e Tiziano poi e alla mitica infermiera Marcella, ancora di salvezza di improvvisi malori concomitanti con le più temute interrogazioni.

Il nostro viaggio volge al termine, ma con i nostri nuovi piccoli amici che ci hanno scortato per tutto il nostro viaggio, c’è ancora il tempo di curiosare liberamente per corridoi, scale, scalette, vicoli, pertugi e sotterranei, meta un tempo delle nostre esplorazioni clandestine durante le pause della ricreazione.

Siamo tornati nel girone iniziale e cioè nell’androne, il viaggio è finito e ci apprestiamo a varcare le porte di quello che un tempo per noi fu Inferno Purgatorio e Paradiso. Prima di lasciare la Scuola un ultimo sguardo alla scalinata d’onore dove adesso, fra valige, materassi, divani, lavatrici, armadi e frigoriferi in via di sistemazione, scorrazzano e schiamazzano frotte di bambini di varie etnie, ignari di essere gli eredi di quelli che oggi si chiamano “Ex Querciolini”.

L’occupazione  del complesso di quello che fu il prestigioso Collegio alla Querce è solo l’ultimo scempio in ordine di tempo, ma non di importanza perpetrato ai danni della città di Firenze. Un palazzo, un collegio, un parco che trasudano storia e cultura e memoria di antichi fasti e nobili intelletti, per quasi 200 anni vanto cittadino oltre i confini nazionali, lasciato occupare da povera gente a cui l’amministrazione Comunale avrebbe dovuto pensare prima dell’ordine di sgombero degli stabili precedentemente occupati.

Due sono gli aspetti in questa vicenda: quello di emergenza sociale per questa gente, soprattutto per i circa quaranta bambini, e quello della salvaguardia di un tesoro di Firenze che è l’Ex Collegio alla Querce.
E’ crollato l’Impero Romano, è crollato l’Impero Austro Ungarico, è crollato il Granducato di Toscana ed è finito anche il Regno d’Italia: finisce così anche la storia del glorioso Collegio alla Querce. “Sic transit gloria mundi”, ma il seme gettato non andrà perduto, darà ancora frutti solidi e forti come la Querce: "Ingentes tendat ramos et tempora cingat".

di Marco Duvina