di Laura Gianni
Firenze, 30 aprile 2013 -IL BRIGADIERE Giuseppe Giangrande sapeva bene cos’è la sofferenza molto prima che Luigi Preiti gli sparasse davanti a palazzo Chigi. Sa anche cosa significhi stringere i denti e ripartire a ogni costo.
Lo ha letto negli occhi dei terremotati dell’Emilia; ascoltato nel pianto dei sopravvissuti al naufragio della Costa Concordia; scorto negli sguardi esausti dei clandestini sbarcati a Lampedusa. Il brigadiere è un militare del VI Battaglione Toscana: dal 2009, da quando ha concluso la sua lunga esperienza al radiomobile di Prato, il suo lavoro, come quello dei colleghi, è partire per le destinazioni dove, di volta in volta, c’è bisogno di rinforzi. Può essere un’emergenza, può essere trantran.
COSÌ Giuseppe Giangrande negli ultimi anni è stato in Emilia Romagna per evitare che lo sciacallaggio aggravasse i danni provocati dal terremoto. E’ stato nel Grossetano colpito dall’alluvione. E’ stato dirottato all’Isola del Giglio ma anche a quella di Lampedusa. Ha fatto parte del contingente inviato in Val di Susa, all’epoca delle contestazioni anti Tav. «Il VI Battaglione è a disposizione del comando generale — spiega il tenente colonnello Ciro Trentin, rientrato ieri sera a Firenze da Roma insieme al capitano Luca Vasaturo — I nostri compiti sono di ordine pubblico, innanzitutto nel quadrante Toscana e Umbria ma andiamo dove c’è bisogno di rinforzi. Il brigadiere è un veterano, ha professionalità e ieri aveva la responsabilità della squadra davanti a palazzo Chigi».
ROMA è fra le destinazioni più ricorrenti: gli eventi che richiedono attenzione e prevenzione si susseguono a ciclo continuo. In vista del 1° Maggio, per esempio, sono stati potenziati i servizi di sicurezza a Firenze come in tutta Italia, ma soprattutto nella capitale in vista del «concertone»: qualche militare è rientrato anche dalle ferie.
Questa è la vita di Giuseppe Giangrande. Fra i lavori più rilassanti che ha svolto ci sono i tanti piantonamenti fuori dagli stadi per le partite di calcio o il bagno di folla nei giorni del Conclave che avrebbe portato all’elezione di papa Francesco. Anche quello di domenica doveva apparirgli un incarico così: un servizio davanti a palazzo Chigi nelle ore del giuramento del nuovo governo al Quirinale. Coordinamento di dieci colleghi: un incarico ricoperto infinite volte, più o meno quotidianità. Solo «una bella giornata di sole», come aveva postato su facebook. Invece.
UNA CAPPA di dispiacere e preoccupazione da domenica avvolge la caserma «Antonio Baldissera». «Il brigadiere Giangrande ha qualità di assoluto rilievo anche dal punto di vista umano», conferma il tenente colonnello Trentin. «Giuseppe è professionale, forte e ha un bel carattere... Il massimo per chi deve operare fra la gente», aggiunge un amico.
I colleghi rispettano la consegna del silenzio ma trapela comunque che da domenica mattina alla caserma «Baldissera» si vive col fiato sospeso aspettando il successivo bollettino medico. Che molti hanno tirato un respiro di sollievo nell’apprendere che ieri il collega si è dimostrato vigile e lucido, anche se inevitabilmente tenuto in coma farmacologico. Che tutti sono addolorati ma soprattutto scossi: perché quando di mestiere fai il carabiniere di un battaglione mobile, destinato a intervenire spesso in situazioni pericolose, ad affrontare la rabbia nelle manifestazioni o le minacce degli eventi naturali, ti suona stonato che il pericolo sia arrivato da un servizio su strada che sembrava routine.Hanno visto e rivisto le immagini in televisione, ormai impresse nelle menti nei minimi particolari. «Abbiamo notato che i colleghi avevano l’equipaggiamento al seguito ma non l’avevano indossato perché evidentemente non lo ritenevano necessario, vuol dire che tutto sembrava davvero tranquillo. E siamo rimasti colpiti che l’aggressore sia stato bloccato senza che nessuno dei colleghi abbia ceduto all’istinto, alla rabbia o alla paura: non è stato sparato un colpo». Grande professionalità: nell’Arma già si sente profumo di onoreficenze per i due feriti e per gli altri colleghi. «Hanno riportato tutti lievissime lesioni, ora stanno rientrando, li aspettiamo».
IL BRIGADIERE Giuseppe è anche la metà di quell’«esercito sgangherato» che aveva formato con l’unica figlia Martina dopo che avevano perso Letizia, moglie e mamma che da tre mesi non c’è più. Vivono insieme a Prato, dove Giangrande, siciliano di nascita, ha lavorato tanti anni, nel nucleo radiomobile. Anni di controlli e blitz nei capannoni cinesi, rilievi dopo le rapine, interventi su liti familiari, incendi nelle ditte, talvolta faccende molto più brutte. Come quando nell’agosto 2004, intervenne sull’annegamento di un quarantenne nella fontana della centralissima piazza San Niccolò, una morte a lungo correlata agli omicidi del serial killer dei senzatetto. O come quando nel luglio 2007 partecipò alle indagini sull’uxoricidio di via Ariosto.
Tanti, tantissimi i messaggi arrivati sulla pagina facebook di incoraggiamento e solidarietà. Molti da Prato, come si legge nel grafico sotto (tra cui il consigliere comunale Bettazzi e l’assessore Mondanelli) altrettanti da tutta Italia. Per dire forza, siamo con te.
Giangrande in molte storie di vita reale, crude e amare, più che di delinquenza. Sempre in mezzo alla gente perché questa è la vita del carabiniere Giuseppe.
© Riproduzione riservata