Firenze, 23 aprile 2013 - Si apre mercoledì 24 aprile, a Palazzo Medici Riccardi,  la mostra «Pignone 1953» che ripercorre la storia e in particolare la crisi industriale di quei primi anni Cinquanta in cui il Pignone, la fabbrica di Firenze, rischiò la chiusura. Il proprietario, il colosso tessile Snia Viscosa, annunciò infatti il licenziamento dei suoi 1.700 dipendenti. Uno choc, che scatenò la mobilitazione dei lavoratori e dell’intera città. Scese in campo anche il sindaco La Pira che coinvolse il mondo politico e la Chiesa per salvare la fabbrica e riuscì infine a convincere l’allora presidente dell’Eni, Enrico Mattei, a rilevarla. Così, nel 1954, l’azienda cambiò nome e proprietà. Oggi il Nuovo Pignone, dopo la privatizzazione del 1994, è la capofila della divisione Oil & Gas della multinazionale General Electric, continua a mietere successi in tutto il mondo, il fatturato cresce ed è una delle poche aziende che nonostante la crisi assume personale.
La mostra «Pignone 1953», attraverso foto, testi, audiovisivi, racconta quel passaggio decisivo per l’industria fiorentina e Firenze. A far rivivere la storica vertenza e l’impegno decisivo di La Pira c’è anche un convegno, che si terrà nel giorno dell’inaugurazione nella sala Luca Giordano. L’inizio è fissato per le 11 e sono previsti anche gli interventi del sindaco Matteo Renzi e del presidente della Provincia Andrea Barducci.

«E’ il primo appuntamento di un lungo percorso che ci accompagnerà nel 2013», dice Alessio Gramolati, segretario della Cgil Toscana, annunciando un nuovo convegno il prossimo 14 giugno sul tema dell’intervento pubblico in economia. La mostra resterà aperta fino al 14 giugno, tutti i giorni tranne il mercoledì, dalle 9 alle 18. E’ curata da Maurizio Brotini, Gianluca Lacoppola, Francesca Lari, Edmondo Montali, Fabio Nencini e Piero Roggi, organizzata da Eventi Polistampa, promossa dalla Fondazione La Pira e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio, con il sostegno di Eni e Ge Oil & Gas, il contributo di Cgil Toscana e Fiom Firenze e il patrocinio della Provincia.

Intanto, lunedì il suono delle chiarine, con il gonfalone della città di Firenze, ha chiuso «la manifestazione del 25 aprile» (in anticipo)  con la quale proprio al Nuovo Pignone sono state commemorate le vittime degli scioperi del marzo 1944 contro il regime nazifascista. Scioperi pagati a caro prezzo dai lavoratori, con arresti e deportazioni a Mauthausen. Molti dei deportati non fecero ritorno ed è per questo motivo che ogni anno vengono commemorati, con la deposizione di una corona sulla lapide che li ricorda all’interno della fabbrica. «C’è un legame indissolubile tra le battaglie per la democrazia e per il lavoro, in queste giornate tristi per la democrazia e per il lavoro bisognerà ritrovare l’unità di intenti per risollevare il Paese» ha detto Valeria Fedeli, storica sindacalista leader nazionale dei tessili Cgil e oggi vice presidente del Senato. Parole accolte da un lungo applauso da parte dei lavoratori. Alla cerimonia hanno partecipato i vertici dell’azienda, con il presidente del Nuovo Pignone, Massimo Messeri, l’avvocato Stefano Franchi, responsabile delle relazioni industriali, Mauro Fuso segretario della Cgil fiorentina e Marcello Corti, membro della segreteria della Camera del lavoro. Con loro anche due sindaci, ex dipendenti e sindacalisti del Pignone: Marco Semplici sindaco di San Piero a Sieve ed Eugenio Mugnai sindaco di Serravalle Pistoiese.