Firenze, 17 aprile 2013 - Il boicottaggio dei Test Invalsi proposto dalla Rete delle scuole fiorentine ha scatenato un putiferio di reazioni.

“I giorni delle prove lasciate i vostri figli a casa”, il consiglio della Rete. Parole che hanno fatto sobbalzare sulla sedia l’ex preside del liceo classico Michelangelo Massimo Primerano e il professor Andrea Ragazzini del Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità.

Di seguito le lettere che hanno inviato alla nostra redazione.

“Riemergo dal torpore post-pensionistico per gridare a squarciagola tutta la mia indignazione per quanto letto a proposito del rituale boicottaggio delle Prove Invalsi promosso dalla Rete delle scuole fiorentine. In trentotto anni di scuola come docente e come dirigente scolastico mi sono sempre battuto per fare una buona scuola e per contribuire a costruire dei cittadini liberi di esprimere le proprie opinioni nelle forme ritenute più opportune ma all’interno di quanto previsto dalla legge.

Chi mi conosce sa bene che ho sempre collocato il rispetto della legalità al primo posto del mio stile di vita e di lavoro e quando sento docenti che invitano le famiglie a non mandare i propri figli a scuola nei giorni previsti per le Prove Invalsi allora mi chiedo dove andremo a finire. Sono questi i docenti che meritano i nostri ragazzi, oppure le famiglie preferiscono docenti che, oltre alle proprie discipline, insegnino anche il rispetto delle norme anche se queste non piacciono? Non è sufficiente il massacro della scuola italiana condotto da governi di ogni colore negli ultimi venti anni con una politica basata solo sui tagli e non sulla qualità del servizio? Dobbiamo sopportare anche queste sciocchezze? Queste uscite estemporanee e folli sono un bell’assist per la scuola paritaria che le stesse persone a parole cercano di contrastare ma nei fatti operano per favorirle.

Le Prove Invalsi ,nonostante le dichiarazioni dei partecipanti alla conferenza stampa, sono obbligatorie e sancite dalla legge 176/2007 per cui affermare che non sono obbligatorie è una balla spaziale creata ad arte per ingannare gli sprovveduti genitori. Le famiglie devono sapere che assentarsi in massa da scuola nei giorni previsti dalla Prove si configura come forca collettiva con possibili conseguenze disciplinari. Ma questi signori, ispirati solo da interessi di parte in quanto l’unico scopo è quello di evitare di essere valutati, queste cose non le dicono anzi affermano il contrario contando sulla non conoscenza dell’argomento da parte dell’utenza.

Non mi pare ad esempio che nella conferenza stampa sia stato detto che l’Unione Europea ci ha chiesto esplicitamente di allinearsi agli altri paesi della Comunità in tema di valutazione del servizio scolastico e che il mancato allineamento comporta delle conseguenze sul piano dei finanziamenti comunitari.
E’ stato piuttosto detto che nella scuola media i docenti fanno solo un lavoro impiegatizio di addestramento degli alunni per consentire loro di svolgere i Test Invalsi nella prospettiva dell’Esame di licenza. Concetto falso e molto offensivo nei confronti dei docenti della scuola secondaria di primo grado: prima di fare simili dichiarazioni forse occorre informarsi su come lavorano e cosa fanno veramente tali docenti, oppure si sta zitti.

Da parte mia, come ex docente ed ex dirigente scolastico ritengo:
1)che la legge vada sempre rispettata;
2)che gli studenti vadano educati alla legalità e non strumentalizzati
3)che essere un buon docente non significa essere un buon educatore;
4)che la scuola italiana ha bisogno di buoni docenti e per questo è necessario introdurre la valutazione sia di sistema che individuale;
5)che la scuola italiana ha bisogno di  tante cose ma non di predicatori improvvisati.

Massimo Primerano, ex preside del Michelangelo

“Come 'Gruppo di Firenze' abbiamo più volte espresso dei rilievi critici nei confronti di queste prove, per la poca chiarezza sugli obiettivi da parte del Ministero, per la scarsa corrispondenza tra quello che i test richiedono e quello che si insegna e soprattutto per  il grave rischio di andare verso un insegnamento prevalentemente orientato alla soluzione dei test stessi.

Tuttavia i colleghi della Rete mostrano di avere una ben scarsa consapevolezza del loro ruolo nel momento in cui  promuovono una forma di protesta che costituisce un’inaccettabile  strumentalizzazione degli studenti. Il fine non giustifica i mezzi, come dovrebbe essere chiaro soprattutto a degli educatori, e un minimo di scrupolo deontologico avrebbe dovuto scoraggiare una simile manipolazione dei ragazzi, che certo non hanno gli elementi per farsi autonomamente un’opinione in merito. Lo stesso dicasi del rappresentante sindacale di base, che propone un’ alternativa apparentemente più soft, ma ugualmente scorretta, suggerendo agli studenti di rifiutarsi di fare i test.  Sarebbe stato certamente più appropriato per un sindacalista proporre delle forme di sciopero nei giorni delle prove, ma per i docenti della Rete la nobile causa evidentemente non merita un simile sacrificio ed è  senza dubbio  più economico far perdere un giorno di scuola agli studenti”.

Andrea Ragazzini
Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità