Firenze, 31 marzo 2013 - «PERDONATE i politici se fanno polemiche sui talent show, ma non perdonate quei politici che vogliono cancellare il talento». Applausi e tutti in piedi ieri per Matteo ‘Fonzie’ Renzi alla registrazione del programma di Canale 5 ‘Amici’, che andrà in onda il 6 aprile. «Noi avremo speranza se nel futuro di questo Paese potremo riuscire a coltivare i nostri sogni», ha detto Renzi fasciato in un giubbino di pelle nera in perfetto stile Arthur Fonzarelli versione ‘Happy days’: ha preso la parola e tenuto in pugno il giovane pubblico del talent show per i tre minuti e mezzo del suo intervento in apertura di trasmissione, introdotto da Maria De Filippi che ha citato la frase di papa Francesco ai giovani «Non fatevi rubare la speranza». Accompagnato dalla moglie Agnese, Renzi ha preso il treno delle 16.55 a Roma. All’arrivo a Firenze è stato un nuovo bagno di folla. In prima classe, con Renzi, c’era anche Roberto Benigni: a Santa Maria Novella si sono abbracciati, tra fotografie e autografi. Non solo gloria. Per il sindaco c’è una città da amministrare. Con scadenze, progetti e tutto il resto. Il momento è delicato.

Entrare nel portafogli dei cittadini è un dolore. Per il 2012 con l’Imu lei ha tenuto una politica di aliquote basse per la prima casa, combattendo la rendita. Ha intenzione di continuare così?
«Il fatto che ci sia urgente bisogno di un governo è dimostrato dal caos totale in cui versa la finanza pubblica locale. E’ incredibile che a Roma non si comprenda questa urgenza. E’ necessario subito mettere mano al capitolo per non rischiare il collasso».
Tra l’altro dovrebbe entrare in vigore la Tares, che rischia di pesare quanto l’Imu. Una seconda indesiderata mazzata.
«Sono soddisfatto che i parlamentari fiorentini abbiano chiesto, come primo atto, il rinvio della Tares al 2014. Se ai pochi soldi che ci sono in questo momento, si aggiunge l’incertezza normativa in cui ci si sta muovendo, non si può nemmeno aprire una discussione».
Dunque, in un ente squattrinato come il Comune, qual è la sua politica sulle tasse: salire o scendere?
«Scendere comunque. Politiche nazionali miopi e mediocri hanno ucciso il ceto medio. A Firenze non sarà così. Non si può far fronte alle difficoltà degli enti pubblici dissanguando i cittadini. Il nostro obiettivo è quello di ridurre le tasse, per ora ce l’abbiamo fatta. E continueremo su questa linea, su tutti i fronti: Irpef, Irap, Imu, Tares».
Soldi. Il Maggio musicale fiorentino, come ha detto il commissario Bianchi, è a rischio fallimento. Anche lei farà di tutto per salvarlo. Come?
Salveremo il Maggio, abbiamo dimostrato che lo vogliamo fare. Naturalmente c’è bisogno di una cura pesante: ma il medico pietoso fa le piaghe puzzolenti. I fiorentini sanno che possono fidarsi. Se una cosa va fatta, la facciamo. Abbiamo ricevuto in eredità Firenze Parcheggi, Ataf e Maggio in situazioni disastrose. Tirandoci su le maniche e facendo sacrifici, abbiamo affrontato una per una le questioni aperte. Ci potranno obiettare che sia stato fatto bene o male, ma comunque abbiamo fatto. E oggi Ataf non è più un problema, Fipark ha finalmente voltato pagina, il Teatro della Pergola che aveva praticamente chiuso (con l’Eti) è stato resuscitato. Detto questo, vorrei anche ricordare che, pur essendo in un momento tragico, se non ci fosse stato il taglio del Fus (il Fondo unico per lo spettacolo) il Maggio avrebbe raggiunto il pareggio di bilancio. Lo sforzo ordinario fatto sinora non è bastato, ne serve uno straordinario. Siamo contenti di avere un commissario molto attento ai numeri e ai conti. Questo ulteriore sforzo, con tagli alle produzioni, pesanti sforbiciate ai costi, porterà al salvataggio del Maggio. Che nel 2014 sarà nuovamente operativo in pieno nel nuovo teatro».
Una città come Firenze ha bisogno del Maggio e di una vasta offerta culturale. Oltre a quella inesauribile che abbiamo avuto in eredità.
«Nei tre anni e mezzo della mia amministrazione sono raddoppiati gli utenti delle biblioteche, è cresciuto il numero delle serate a teatro, abbiamo la Notte bianca, Capodanno nelle piazze e gli eventi dell’Estate. Con tante occasioni e opportunità. Credo e penso che il Maggio sia un pezzo molto importante da salvaguardare. Ma non l’unico».
Poi nascerà la cittadella della cultura.
«Non so se con questo nome. Chiamarla ‘cittadella’ a Firenze potrebbe non portare benissimo (sorride mentre fa un evidente riferimento alla cittadella viola, ndr). Abbiamo la Fondazione Palazzo Strozzi, il Museo del Novecento, Forte Belvedere: vorrei che ci fosse una cabina di regia più forte, con capacità di rapporto maggiori tra le varie e diverse realtà. Mi fido delle intuizioni del professor Givone e della disponibilità che i partner, pubblici e privati, ci hanno sempre dato. Dico: iniziamo a fare squadra come concreto programma di governo. Se dovessi darmi un’insufficienza, da sindaco, mi darei un bel 5 per la capacità comunicativa. Il che, per uno come me, spesso tacciato di esser troppo attento alla comunicazione, è un vero paradosso».
E con l’operazione stadio a che punto siamo?
«Il volo della colombina per noi è un momento di bilancio. Rispetto allo scorso anno si può dire che l’operazione Mercafir è pronta per poter partire. Sono in corso le verifiche sulla compatibilità economica. Dialoghiamo spesso con la proprietà della Fiorentina, che quando si è trattato di frugarsi non si è tirata indietro, e i fiorentini capiscono cosa voglio dire: è successo per la realizzazione del centro sportivo, è accaduto quando si è esaurito il ciclo Corvino ed è stata rilanciata la squadra con un nuovo progetto intrigante, con il ds Pradè e il tecnico Montella. Nonostante il risultato di ieri, si respira profumo d’Europa. Alla Mercafir c’è un progetto che va ben oltre lo stadio: che solo a forza lavoro può contare fino 2.500 posti».
Il processo concluso ha liberato l’area di Castello, ora di proprietà Unipol. Lei vuole una città a volumi zero, la società la asseconda. Come si svilupperà la città a Nord Ovest?
«Sono felice della rinnovata realazione con la nuova proprietà dell’area di Castello. Unipol rappresenta quella parte sana del mondo cooperativo da cui, forse, anche noi toscani abbiamo qualcosa da imparare. Non dimentico che mentre le coop emiliane rafforzavano Unipol, dalle nostre parti si è buttata via un’occasione, gettando i soldi in operazioni molto discutibili. Credo che il modello delle coop emiliane sia più serio di altri modelli, anche delle nostre parti».
Così fa andare di traverso la colomba ai vertici Unicoop.
«Non tocca a me entrare nel merito dei clamorosi errori di quel gruppo dirigente. Ma credo che l’operazione Mps, molto discutibile, non sia stata indolore per i risparmiatori e per i soci Unicoop. Se fossi un socio Coop, qualche domanda me la farei. Ho ricevuto molte lezioni sul rapporto tra finanza e politica, anche da soloni di questo territorio, magari quando hanno tempo, spiegheranno ai cittadini se davvero ne hanno gestito al meglio il denaro».
Per lei il progetto delle Cascine è il punto di non ritorno. Aveva detto che se nel 2014 non fosse stato completato lo sviluppo del parco, lei non si sarebbe ricandidato. Da sindaco.
«Sulle Cascine abbiamo già iniziato a voltare pagina. E’ pronto l’anfiteatro, la cavea del Teatro del Maggio ha già ospitato molti concerti e nel maggio 2014 sarà pienamente in funzione, le ex discoteche diventeranno un luogo di ristoro per le famiglie, presto inaugureremo il centro visite e c’è già la nuova illuminazione. Ancora manca la buona educazione da parte di tutti noi frequentatori per mantenere la pulizia. Ma quando la nuova passerella collegherà le Cascine col parco dell’Argingrosso, anch’esso rinnovato, il progetto sarà compiuto».
Sinceramente, si ricandiderà da sindaco o la sua ambizione è fare il premier?
«Ho sempre detto che avrei mantenuto la parola data ai fiorentini, che non avrei lasciato per andare a fare il parlamentare o il ministro. L’ho dimostrato, rinunciando a tutte le offerte che mi sono arrivate dopo le primarie. La sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio è l’ufficio più bello del mondo. Ci si può rinuciare solo in due casi: o perché i fiorentini si stufano di te o se gli italiani ti chiamano a governare il Paese. Vedremo se in futuro si verificherà una delle due ipotesi (dice sorridendo, ndr). Fino a quel momento lavorerò per onorare il mandato, con la gioia di sentire quotidianamente la fiducia della nostra gente. Da da buon fiorentino so che si può fare di più. E il primo a non essere mai contento del sindaco sono io».