Firenze, 22 marzo 2013 - I livornesi ne farebbero subito una scorpacciata. L'amaranto, uno pseudocereale coltivato per secoli da piccole comunità in Messico e sulle Ande, è stato il cibo dei Maya, degli Incas e degli Aztechi, ma potrebbe essere anche uno dei cibi del futuro. Già, perchè ha un elevato contenuto di proteine e di calcio, e il suo contenuto di lisina - elemento essenziale dell'alimentazione umana, - è superiore a quello dei cereali, dei fagioli e della soia, o ancora della carne, del latte e delle uova. I suoi semi sono caratterizzati dall'assenza di glutine e quindi sono perfetti per l'alimentazione dei celiaci.

L'amaranto, i suoi utilizzi e le prospettive di mercato in Italia sono stati al centro di un incontro all'Accademia dei Georgofili, dove sono stati illustrati anche i risultati delle prove di adattabilità in Toscana condotte dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze delle produzioni agroalimentari e dell'ambiente dell'Università di Firenze, coordinato da Paolo Casini, associato di Agronomia e coltivazioni erbacee.

"Grazie ad un finanziamento dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze - ha spiegato Casini, - sono state condotte sperimentazioni presso il Centro per il collaudo e il trasferimento dell'innovazione di Cesa (Arezzo) della Regione Toscana. E' emersa la buona adattabilità ai nostri ambienti dell'Amaranthus cruentus anche in condizioni di estrema siccità. Le rese sono state variabili, ma con buoni contenuti sia di proteine che di lipidi".

Oltre che per l'alimentazione dei celiaci, la farina di amaranto potrebbe essere tranquillamente utilizzata nelle diete di obesi e diabetici. Dell'amaranto si possono consumare anche le foglie, come la verdura. Ma gli usi di questo pseudocereale non finiscono qui. Le foglie di alcune varietà, particolarmente pigmentate, possono essere utilizzate per l'estrazione di un colorante rosso per l'industria alimentare. Inoltre, l'olio di amaranto è impiegato nella cura della pelle e dei capelli.

"Certo - conclude Paolo Casini, - questa pianta non è destinata a sostituire nessuno dei grandi cereali, ma in viste le sue molteplici utilizzazioni potrebbe soddisfare nel mercato attuale la richiesta di semi (farina) e di olio, oggi coperta in gran parte dall'importazione".