Perugia, 22 marzo 2013 - La Cassazione riapre il processo sulla morte del medico perugino Francesco Narducci, scomparso in circostanze misteriose l'8 ottobre del 1985 e ritrovato cadavere nel Lago Trasimeno. La terza sezione penale della Suprema Corte, dopo una lunga camera di consiglio, ha infatti accolto parzialmente i ricorsi presentati dalla procura di Perugia e dalla vedova di Narducci, annullando con rinvio, per alcuni capi di imputazione, la sentenza pronunciata dal gup del capoluogo umbro il 20 aprile 2010, con la quale erano stati prosciolti tutti i venti imputati - alcuni familiari del medico, pubblici ufficiali e appartenenti alle forze dell'ordine - accusati, a vario titolo, di aver preso parte a un tentativo di depistare le indagini sulla morte del medico. La Cassazione ha inoltre dichiarato prescritti alcuni reati contestati agli imputati. Sara' dunque ora il gup di Perugia a dover riesaminare il caso. Secondo l'accusa, il presunto depistaggio sarebbe stato attuato per evitare che si ipotizzasse un omicidio legato alle vicende del mostro di Firenze, in cui Narducci sarebbe stato in qualche modo coinvolto.