Firenze, 16 marzo 2013 – Centomila nella sfilata promossa da Libera e Avviso Pubblico. C’è chi dice addirittura 150mila. Ognuno in cammino con un fiore di carta colorato per ricordare le vittime di mafia per la diciottesima volta. Volti noti e meno noti si alterneranno nella lettura dei 900 nomi: ci saranno, tra gli altri, la segretaria della Cgil Susanna Camusso, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ma anche il capo della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, il procuratore Giancarlo Caselli e il ct della Nazionale Cesare Prandelli, insieme a tanta gente unita nel no alla mafia. Ieri la prima giornata di raduno.

«Sarebbe bello che il nuovo Parlamento approvasse una vera legge contro la corruzione, che recuperasse non solo soldi, ma anche la dignità», ha detto il sindaco Matteo Renzi, salutando o i familiari delle vittime della mafia nel salone dei ’500. Spiega don Ciotti che «la scelta ha anche un valore simbolico legato a ciò che evoca il nome di Firenze nella mente e nel cuore degli italiani e del mondo intero. Un luogo che è sinonimo di quel Rinascimento che ha prodotto opere di raro ingegno e bellezza nell’ambito delle arti e della letteratura, della scienza e del pensiero politico: la ‘nostra’ Firenze è appa di un necessario Rinascimento morale, sociale, civile».

Ma Firenze è anche una vittima della violenza mafiosa: il 27 maggio saranno trascorsi 20 anni dalla strage dei Georgofili. «Che peso hanno i nostri morti?» si legge sul manifesto, raffigurante una bilancia che pende dalla parte di 7 «traditori» contro 5 vittime, dell’Associazione fra i familiari delle vittime della strage ai Georgofili per ventennale dell’attentato. Il manifesto cita il procedimento sulla trattativa Stato-Mafia. I traditori, spiega l’Associazione — «salvati dalle mani della mafia?» — sono gli uomini di Stato minacciati da Cosa nostra prima della strage, che fece 5 morti.
«Questo è un incontro di riflessione, di confronto, trasversale ed ecumenico: qui inizia l’abbraccio che Firenze dà ai familiari delle vittime di mafia — ha detto il fondatore di Libera — Quello di domani non sarà il solito corteo: centomila vengono anche per chiedere che questo paese abbia il coraggio di fare scelte più forti e radicali».