Firenze, 3 marzo 2013 - IL PROSSIMO sabato andrà in scena il solito copione di cortei e controcortei (rimandati causa scadenze elettorali) per ricordare l’eccidio delle Foibe, uno dei massacri di popolo della seconda guerra mondiale, a lungo dimenticato.

Strade bloccate e slogan. Da una parte (viali, fino alla Fortezza da Basso) la destra con i Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni; da un’altra, probabilmente, la sinistra più radicale ed estrema. Già tutto visto. Semmai, invece di appropriarsi, ognuno dalla sua parte, di simboli e valori per cercare di essere riconoscibili e sentirsi in vita, bisognerebbe riflettere su due aspetti concreti.

Il primo: la giornata del Ricordo (10 febbraio) sta diventando sempre più patrimonio comune grazie anche al lavoro che viene fatto nelle scuole e tra i giovani. Solo così la condivisione potrà diventare più forte e radicata. Una legge del 2004 riconosce il 10 febbraio quale ‘Giorno del ricordo’ al fine «di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra». E’ bene ricordarlo a tutti.

Secondo punto. Siete mai passati da largo Martiri delle Foibe in fondo a viale Milton angolo viale Strozzi? Se non l’avete fatto, soffermate lo sguardo quando siete in auto al semaforo. Un (s)largo più anonimo di quello non ci poteva essere, usato peraltro come parcheggio auto rimosse e ganasciate. Eppoi la targa è posta accanto a una cabina dell’Enel tanto che chi va lì a posare un fiore non sa nemmeno dove metterlo. I martiri delle Foibe (non furono uccisi solo fascisti od oppositori del regime comunista titino, ma decine e decine di civili che avevano l’unica colpa di essere italiani) non sono degnamente ricordati in quel modo. Firenze, città della pace e dei ponti tra i popoli, potrebbe fare meglio anche con una targa e un luogo più dignitosi. Buona domenica.