Firenze, 2 marzo 2013 - Coworking, networking collaborativo, incubatori, startup. Semplici parole astratte e inglesizzanti? No. Parole che nascondono idee e lavoro duro, simbolo dell'Italia che si dà da fare in tempi di crisi e volta pagina, va avanti.  I fondatori di alcune di queste aziente startup si sono riuniti a Multiverso - in via Campo d'Arrigo - per l'evento "Startup Saturdays", al fine di confrontarsi e raccontare ognuno la propria esperienza emozionale e lavorativa.

Che cos'è Multiverso? E' appunto un co-working, un luogo di aggregazione no-profit di giovani professionisti della comunicazione, nato in una ex fabbrica di lampadari al fine di sfruttare territori e occasioni inutilizzati e creare un movimento informale e spontaneo a basso costo. Il suo successo è tutto in questi pochi e basilari elementi: bassi costi, assenza di lavoro dipendente e forte motivazione, che permetterà ad Antonio e Andrea, due dei soci fondatori, di aprire delle filiali a Siena e Lucca entro la fine del 2013. "Avremo la possibilità di formare un circuito di rappresentanza regionale che ci darà dei vantaggi logistici" ha affermato Antonio alla fine della sua presentazione.

Come nascono le startup? Quali sono le difficoltà per avviarle, soprattutto a livello normativo? A tutto questo ha risposto il dott. Manuele Vannucci nel suo intervento. I requisiti stabiliti dalla legge 122/12 del dicembre scorso sono molteplici, così come molteplici sono i vantaggi e le agevolazioni fiscali - il credito di imposta al 35% - che riguardano le startup innovative, che si definiscono tali proprio perché il loro oggetto sociale deve essere finalizzato alla produzione e alla distribuzione di prodotti innovativi altamente tecnologici. Un tipo di attività fortemente radicato nel territorio - deve avere sede legale in Italia - che può espandersi all'estero.

Terminata la parte tecnica e seriosa dell'incontro, tre persone hanno raccontato la loro particolare esperienza e hanno descritto i loro progetti.

Come Tobia di AppsFuel, attività che si propone di portare alla ribalta le Apps Html5 con lo stesso tipo di approccio di quelle più note, ma con l'elemento innovativo del mobile web: attraverso la ditta "Buongiorno" che ha finanziato il progetto, viene data la possibilità di pagamento tramite bolletta telefonica, senza dover inserire i dati della propria carta di credito. Molto interessante anche l'intervento di Giuseppe, fondatore di Hosting sostenibile: un progetto di sostenibilità applicata al web, attraverso l'uso di energia solare e pannelli fotovoltaici al fine di ridurre l'inquinamento delle server farm. Alla domanda "Perché hai avuto quest'idea?", Giuseppe risponde sereno "Perché in Italia non c'era".

Chi in Italia invece non ha nemmeno provato a produrre in Italia è Paolo Sechi, chiaro esempio della fuga di cervelli che colpisce da sempre il nostro Paese. Web developer, da due anni vive a Berlino e opera nella Hard Wall. "A fuggire mi ha spinto la crisi del 2008 - dice - e a Berlino ho trovato una città esplosiva, con enormi possibilità di finanziamento. Quello che manca in Germania è la creatitivà italiana, riconosciuta assolutamente dai tedeschi". Un confronto penalizzante per il nostro Paese, quello descritto da Paolo e da una ragazza californiana intervenuta tra il pubblico, che ha sentenziato: "ll mercato italiano è vecchio come i suoi acquirenti, il mercato deve essere creato dalle persone, come succede in America".

Chiamateli startupper, chiamateli "startappari". E' un'Italia nerd, un'Italia creativa.

Daniele Sidonio