Firenze, 11 febbraio 2013 - UN ANGELO con la divisa dell’Ataf. Si chiama Massimo Balli, fa l’autista, e sabato ha fermato il suo bus per effettuare il massaggio cardiaco a un passeggero colpito da un malore. Poi, con quello stesso mezzo, su suggerimento del medico che era intervenuto, ha guidato per trasportare l’uomo più vicino possibile all’ospedale, dove è stato definitivamente salvato. Un gesto che però non tutti hanno apprezzato. In particolare quei passeggeri che, costretti a scendere dall’autobus, chiedevano al conducente impegnato nella difficile manovra di salvataggio quanto avrebbero dovuto aspettare per il prossimo bus. «Due persone mi hanno chiesto se saremmo ripartiti — ricorda Massimo —. Sono rimasto solo, eppure in quel frangente un aiuto mi avrebbe fatto comodo». Anche una mano inesperta, disponibile soltanto a farsi guidare dall’autista campione di soccorso. Già perché Balli quando chiude lo sportello del suo bus è un soccorritore volontario della Croce Rossa: presta servizio al comitato provinciale di Pistoia, dov’è residente, e a quello locale di Quarrata. Stavolta l’autista ha dovuto fare tutto da solo. [PARAICO]
 

E’ MEZZOGIORNO. Balli e il suo gigante arancione che percorre la linea sei, si stanno lasciando il capoluogo alle spalle, transitando in via di Scandicci. Sembra un turno di lavoro come tutti gli altri. Invece no. Un passeggero s’avvicina alla cabina e avvisa l’autista che c’è un uomo che si sente male. Balli prende subito la situazione in mano. Accosta il mezzo — fortunatamente non c’è tanto traffico — ispeziona velocemente il paziente, si rimbocca le maniche e, dopo aver fatto scendere tutti gli altri passeggeri, comincia quel massaggio cardiaco che tante altre volte ha praticato. Ma non su un bus.

E’ solo, nessuno si offre di stargli vicino. Va comunque avanti, in contatto con il 118 e pure con la sua azienda. La situazione è critica. Il paziente è incosciente, ogni secondo è prezioso.
Il medico inviato dal 118, giunto in via di Scandicci, gli fa i complimenti per quel primo soccorso da manuale e, ora che le flebo si reggono ai maniglioni, gli dice di mettersi subito in marcia verso il vicino Torregalli. L’Ataf dà l’ok, anche se chi è dovuto scendere non sembra troppo felice. L’unico neo di una giornata che invece strappa un sorriso. La cosa più importante è che quell’uomo ora sta meglio. «Il medico mi ha detto che dovrebbe essere fuori pericolo», dice Massimo, il giorno dopo la sua piccola grande impresa. Non troppo orgoglioso, ma sicuramente felice.
stefano brogioni