Firenze, 16 gennaio 2013 - LA GENTE è imbufalita. Giustamente. Perché gli errori ci sono. E ci sono stati a monte. A molti sono stati chiesti i soldi di un ticket non versato, ma che in realtà non era dovuto. E’ il caso anche di un nostro lettore, uno dei 13.066 pazienti messi in mora per prestazioni sanitarie, effettuate a Careggi tra il 2004 e il 2011, che hanno ricevuto nelle scorse settimane il sollecito di pagamento da parte del’Asl. «Non cartelle esattoriali — tengono a precisare all’azienda sanitaria —, ma avvisi bonari di pagamento». Sostanzialmente la questione non cambia. C’è da pagare.

 

Il lettore che ci ha contattati sta analizzando una per una le 19 contestazioni ricevute: «Già le prime due sono inesatte, anzi sbagliate — spiega —. Perché mia moglie è entrata al pronto soccorso con il codice giallo, ovvero per un caso grave, ed è noto che solamente i codici bianchi e azzurri debbano compartecipare alla spesa sanitaria. E’ uno schifo che ci facciano perdere tutto questo tempo per verificare solo perché non riescono a organizzarsi». Un bel problema. Anche perché l’errore potrebbe essere incorso in circa 3000 casi. Proprio quelli del pronto soccorso.

 

«Pratiche che saranno esaminate una ad una dai nostri uffici — spiegano all’Asl —. Saremo noi a richiamare tutti gli utenti da qui al 30 aprile». Com’è accaduto l’errore? Perché nel trasferimento dei dati, quelli del pronto soccorso sono finiti insieme a quelli delle altre attività specialistiche per cui valgono le categorie di esenzione classiche, ovvero per reddito ed età o per patologia. Nel caso del pronto soccorso però c’è da tenere in considerazione un’altra condizione per individuare chi deve pagare: la gravità del problema per cui si arriva al dipartimento di emergenza. I codici verdi, gialli e rossi non compartecipano alla spesa sanitaria, mentre i bianchi e gli azzurri pagano 25 euro per la visita più 25 per eventuali approfondimenti radiologici (prima del 2007 erano dovuti solamente 10 euro). C’è da dire che fino a un anno e mezzo fa i ticket del pronto soccorso non venivano quasi mai richiesti al paziente.


Per le contestazioni l’Asl ha messo a disposizione degli utenti un call center con un numero verde: 800.471.471 (attivo dalle 8.30 alle 13 e dalle 14 alle 17, dal lunedì al venerdì), ma quattro linee non sono sufficienti ad accontentare tutti. Il centralino è stato preso d’assalto. Risulta sempre occupato. Anche perché ancora non c’è un risponditore automatico che sarà attivato venerdì. Chi vuole andare di persona, deve dirigersi all’interno di San Salvi, alla palazzina 27, quella dell’amministrazione e finanza, dalle 9,30 alle 13, dal lunedì al venerdì. Chi vuole inviare il materiale per fax, può farlo allo 055.69.33.007. Oppure via e-mail all’indirizzo [email protected] . Per pagare c’è tempo fino al 20 maggio. E la somma dovuta può essere rateizzata. «Per questo chiediamo di non accalcarsi tutti insieme ora — dicono all’Asl —. Si richia di fare la fila inutilmente».

CI SONO altre due questioni aperte. Quella dei termini per la conservazione delle ricevute. Che a fini fiscali è di cinque anni. Invece, nella lettera, si richiedono ricevute anche di otto anni fa: «Dieci anni è la prescrizione di legge — spiegano all’Asl —. I termini fiscali sono di cinque anni, ma siccome per i ticket non vengono esplicitati termini specifici, si fa riferimento al codice civile. Quindi le ricevute devono essere conservate per dieci anni». L’altra questione riguarda la lettera: molti hanno dubbi perché visite, esami e accertamenti risalgono fino al 2004 e nelle lettere per motivi di privacy non è specificata la natura della prestazione, per motivi di privacy. Chi è stato molte volte in ospedale, può fare confusione. Anche perché se si tratta di esami di laboratorio, tra la ricevuta di pagamento e la data del prelievo possono esserci alcuni giorni di sfalsamento. «Comunque ci sarà modo di verificare tutto», assicurano all’Asl.