Firenze, 9 gennaio 2013 - Prendete una brava persona, straniera ma regolarmente sposata con un fiorentino, onesta al limite dell’ingenuità, e fatela girare per Firenze con un’auto o una bici, fatela vivere nelle contraddizioni di una città tipicamente italiana. Ed ecco cosa può succederle nell’arco di un solo mese. Primo episodio: ricordate la signora la cui auto era rimasta bloccata da un macchinone nero posteggiato in seconda fila in via dei Benci? Ricordate che i vigili da lei chiamati arrivarono dopo un’ora e mezzo e che al proprietario del macchinone nero apparso dopo i lunghi fischi non avevano fatto neanche una multa per divieto di sosta (fra l’altro aspettiamo ancora la motivazione ufficiale di tanta benevolenza)? Ecco, era lei, Viviane Baltazar Cruz. Passa qualche settimana e Viviana questa volta è in bicicletta in viale Talenti direzione piazza Batoni. All’altezza di via da Cortona la fermano due vigilesse: multa. E perchè, chiede lei? Perchè ha risposto al telefono senza auricolare. “Vero - risponde la signora Viviane - ma come vede ho già chiuso la telefonata, ho fatto velocissima”. E poi il semaforo del passaggio pedonale per la tranvia era rosso, ribatte irritata la vigilessa. “Rosso? Ma non è vero, non è vero, era verde”, si scalda Viviana dentro al suo giubbotto rosso. Il risultato? Trecento euro di multa. Fosse stato uno di quegli uomini con il pelo sullo stomaco e ben allenato ai vari copioni di commedia all’italiana, l’esito - siamo sicuri - sarebbe stato diverso. Invece Viviane ha dato correttamente le sue generalità (non aveva i documenti in tasca), ha risposto alle domande tipo “la bicicletta è sua? Può dimostrarlo? Da quanto è in Italia? Ha il permesso di soggiorno?), e infine è corsa dal marito piangendo perchè un terzo del suo stipendio, questo mese, è volato via così. Era il 30 dicembre. “Ho pianto tanto - ha raccontato venendo alla Nazione - perchè mi sono sentita davvero impotente e perchè essere corretti, come vede, non paga. Pensi che mentre discutevo con le vigilesse ho visto passare non so quanti automobilisti che parlavano al telefono e non so quanti bambini senza cinture di sicurezza. Era giusto accanirsi così contro di me?”