Firenze, 4 gennaio 2012 - Elisabetta e Andrea, i gemelli di Davide e Luciano, coppia gay, saranno battezzati da don Alessandro Santoro della comunità di base delle Piagge a Firenze: “Siamo cattolici – spiega Luciano – e frequentiamo la parrocchia delle Piagge. Don Alessandro ci ha fatto seguire anche un corso pre-matrimoniale durato 9 mesi e vorremmo che fosse lui a battezzarli. Francamente non abbiamo neanche pensato di chiedere alla parrocchia di Poggio: viviamo qui da 7 anni, ci troviamo bene, sia nel condominio sia con la gente ma da don Santoro ci sentiamo veramente accolti".  

 

Alle Piagge non c'è una chiesa vera e propria: don Santoro all'interno di un container dice la messa, organizza il dopo scuola per gli studenti del quartiere, aiuta le famiglie in difficoltà ed accoglie tutti, senza discriminazioni. Abbiamo seguito il cammino di fede insieme a lui e vorremmo che la festa del battesimo dei nostri bambini fosse per tutta la comunità di base delle Piagge, non solo la nostra”. Don Santoro, lo ricordiamo fra settembre e ottobre dell'anno scorso ha scritto due lettere su “Chiesa cattolica e omosessualità”, inviate al vescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, e firmate anche da altri due sacerdoti e una suora: “A noi sembra che proprio dalla Chiesa – si legge in un passo della lunga lettera - dovrebbe arrivare un riconoscimento del modo nuovo di comprendere l’omosessualità, con un segno di accoglienza e di profondo rispetto per i sentimenti di amore di chi vive personalmente questa condizione. Due persone che si amano non sono un attentato alla società né il tradimento del Vangelo”.

 

E quella domenica 21 ottobre, quando fu diffusa la seconda lettera, a ricevere la comunione a Le Piagge c'erano anche Davide e Luciano, insieme ad altre coppie. “Noi siamo sullo stesso stato di famiglia – conclude Luciano - paghiamo insieme un mutuo, le tasse e quando i bambini andranno all'asilo farà testo l'Isee per il pagamento della retta mensile ma per lo Stato italiano gli stessi diritti dei coniugi sposati non ci sono. Per tutelarci a vicenda dobbiamo redigere un testamento, se uno dei due è ricoverato in ospedale ci sono problemi per comunicare con i medici. Don Santoro ci ha fatto riavvicinare alla chiesa e vivere la nostra fede insieme alla comunità”.
 

M. Serena Quercioli