di PAOLA FICHERA

Firenze, 2 gennaio 2012 - Una lunghissima corsa per tutta la penisola, piazze affollate, entusiasmo alle stelle, share televisivi da record su tutti i canali dell’etere e, alla fine, solo le lacrime onorevoli, non per questo meno amare, di chi sa ammettere di aver perso? Difficile pensare che davvero il Rottamatore Matteo Renzi, valutato quasi ovunque come la più significativa novità politica del 2012, sia davvero destinato a restare ‘solo’ sindaco di Firenze. Non che il ruolo non sia sufficientemente importante, anzi. E’ solo che, nonostante i testardi proclami e le rinnovate smentite ad ogni ipotesi alternativa, sono in molti a pensare che non sia da lui rinunciare, almeno per ora, al suo dichiarato sogno di «cambiare l’Italia».
 

«Niente premi di consolazione» ha ripetuto fino alla nausea prima e dopo la gara con Bersani. «Non scappo affatto, ma sono leale a Bersani, per questo motivo sono rimasto distante dalla scena pubblica dopo le primarie. Questo non significa che non abbia osservazioni da fare o che la mia battaglia per il rinnovamento sia finita. Sto rispettando quello che avevo assicurato ai miei elettori». Lo ha ripetuto andando a votare domenica scorsa. Ma la politica va di fretta. Bersani deve fare i conti ogni giorno di più con l’homus tecnicus Mario Monti che si è improvvisamente trasformato, in barba alle esplicite richieste del presidente Napolitano, in un agguerrito concorrente per lo scranno di Palazzo Chigi. Insomma senza l’impegno diretto di Renzi (e proprio i numeri di domenica scorsda lo dimostrano) il Pd di Bersani e Vendola rischia di non andare oltre il 33/34 per cento. Percentuale troppo bassa per governare da solo con Bersani costretto a rischiare persino la possibilità di finire a fare il vicepremier di Monti (che in parecchi vedono veleggiare intorno al 20/25 per cento).
 

Cosa c’entra Renzi in tutto questo? Il suo impegno diretto nella prossima campagna elettorale potrebbe spostare un po’ di quei voti di centro che ha già dimostrato di saper catturare durante la sua campagna elettorale. E se Bersani gli chiedesse espressamente di dar vita a una lista civica di sostegno alla candidatura del segretario, Renzi potrebbe essere tentato. Attenzione: non una lista ‘contro’ Bersani, ma una lista civica (ne ha volute anche quando si è candidato sindaco) che consentirebbe a molti moderati di votare la sfumatura più centrista e liberale dell’alleanza fra Pd e Sel.

Il risultato per il Rottamatore potrebbe essere quello di un maggior numero di parlamentari renziani a decidere nei palazzi romani. Se una cinquantina sono quelli già guadagnati in tutta Italia con le primarie e gli accordi sul listino che si stanno intrecciando in questi giorni, altri venti potrebbero arrivare proprio dalla lista civica nel nome di Renzi. E a quel punto fare il ministro nel nuovo governo Bersani-Monti non sarebbe certo un premio di consolazione, nè la nascita di una nuova corrente interna, ma il riconoscimento di un ruolo importante nel governo del Paese. Fantapolitica? Vedremo. Dipende da quanto carbone la Befana metterà nella calza di Bersani.