Firenze, 21 dicembre 2012 - Per Cosimo D'Amato, il pescatore siciliano in carcere dal 12 novembre scorso con l'accusa di aver fornito l'esplosivo per gli attentati mafiosi compiuti fra il 1992 e il 1994 a Firenze, Roma e Milano, la procura di Firenze ha firmato la richiesta di giudizio immediato.  

Spetta ora al gip decidere se accogliere la richiesta dei pm. Nel caso la accogliesse si andrebbe al processo 'saltando' l'udienza preliminare. Ma la difesa può sempre chiedere il patteggiamento o il rito abbreviato.  

In base a quanto ricostruito nell'inchiesta, coordinata dal procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi e dai sostituti Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi e condotta dalla Dia di Firenze, D'Amato, cugino di Cosimo Lo Nigro, recuperava l'esplosivo dagli ordigni finiti in mare nella Seconda guerra mondiale. Lo avrebbe fatto utilizzando l'imbarcazione con cui svolgeva il lavoro di pescatore.

Secondo la difesa, sostenuta dall'avvocato Corrado Sinatra, invece, D'Amato non sarebbe stato a conoscenza della finalità del tritolo e dunque l'aggravante dell'aver voluto favorire la mafia non sussisterebbe.

Le accuse per D'Amato sono di strage, devastazione, detenzione di esplosivo, per aver concorso agli attentati, tra gli altri, con i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Filippo e Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro.