Firenze, 3 dicembre 2012 - "I piani bassi dell’ospedale dell’Annunziata a Ponte a Niccheri rischiano di essere invasi dalle acque limacciose dell’Isone". Lo denuncia il sindaco di Bagno a Ripoli. "Ce ne siamo accorti - dice appunto Luciano Bartolini - dopo le ultime pesanti piogge: 100 millimetri in 24 ore. Per questo prepareremo subito un piano di interventi da inviare al Consorzio di bonifica". "Possiamo sempre migliorare, anzi dobbiamo farlo - gli risponde l’ingegnere idraulico, Francesco Piragino, direttore del Consorzio di bonifica della Toscana centrale (quello per intenderci che va dall’Ema, alla Greve, alla Pesa, al Vingone, all’Elsa). Ma al di là di questo intervento bisogna anche capire che non esiste un rischio idraulico zero. Intendiamoci, se dovessero venire giù dal cielo 400 millimetri d’acqua, in un giorno solo, come a Massa o in Maremma, ci sarebbe poco da fare per tutti. Ma questo non solo da noi. Sarebbe la stessa cosa in America, o in Germania". Insieme all’ingegner Piragino e con il sindaco di Bagno a Ripoli, abbiamo, così, fatto un viaggio lungo l’Ema per capire perché nei giorni scorsi ha fatto tanta paura. Ne parliamo anche con Legambiente e il sindaco di Greve. Insomma, un viaggio lungo i fiumi dell’area fiorentina, per comprendere cosa sarebbe successo se fosse piovuto un’ora di più e come si può intervenire, per non affidarsi, poi, solo a qualche sacchetto di sabbia (che tutti possono vedere, per esempio, lungo l’Ema).

Intanto sul fiume troviamo Remo Fantoni, piccolo imprenditore edile di Castel Ruggero. L’opera principale a difesa dell’Ema sono le tre casse d’espansione di Capannuccia, una serie di campi e colline artificiali sistemate a pascolo o seminativo, allagabili senza danni. Praticamente a sbarrare il fiume c’è un muro-diga di massi, con un foro rettangolare, chiamata in linguaggio tecnico: "bocca tarata". "E’ troppo grande - rileva Fantoni - andrebbe dimezzata. Perché a Grassina l’acqua è arrivata a un pelo dall’esondazione, mentre qui le casse d’espansione erano praticamente vuote". L’ingegner Francesco Piragino replica: "Ci costa poco ridurre la grandezza della bocca. Ma a Grassina c’era ancora luce sotto i ponti. Nulla, comunque, ci vieta di chiudere la bocca di Capannuccia di qualche centimetro per parte. Il problema, però, è che se, invece, di 100 piovono 200 millimetri, in 24 ore, così facendo riempio prima le casse d’espansione e quindi ho meno margine, perché i bacini di Capannuccia sono grandi ma non infiniti: 60mila metri cubi a valle del ponte dei Mattioli, 150mila metri cubi a Poggio Cipressi e 70mila nel podere Ema". Il sindaco Luciano Bartolini ci fa poi vedere il guado che si trova davanti alla Fratellanza popolare di Grassina. "Ora va risistemato - gli fa notare Emilio Ciabilli della Fratellanza -, la corrente ha portato via un po’ di stradina con i sassi". "La manutenzione delle sponde è stata fatta - dicono l’assessore ripolese Silvia Tacconi con l’ingegner Focardi del Comune -, lo dimostra il fatto che la piena non ha trascinato la solita enorme quantità di tronchi, che poi bloccano le arcate dei ponti".

«Andiamo sulla Greve - invita il direttore del Consorzio, Piragino -. Vede, se non avessimo realizzato tre anni fa il muro a valle di via Falsettacci, il fiume sarebbe esondato, nonostante che la cassa d’espansione del Tiratoio, che abbiamo a monte di Greve, abbia funzionato alla grande". "Ci sono 6-7 casse d’espansione a valle di Greve - ribatte però Alberto Bencistà sindaco del capoluogo chiantigiano - e una sola a monte. Per questo chiediamo al Consorzio di farne un’altra". Dove? "I nostri tecnici hanno individuato l’area del Ponte Nero" risponde Bencistà. "C’è bisogno, anche, di attente verifiche al Borro Piombino, per i rischi che abbiamo corso al Tirassegno. Mentre il muro costruito a Meleto, e inaugurato appena ad agosto, ha fermato la tracimazione dell’Ema in quella zona industriale". "La Pesa - aggiunge poi l’ingegner Piragino - è ‘spanciata’ nelle casse d’espansione di Campomaggio e Montecchio".

"Per noi, comunque - aggiunge il sindaco Bencistà - non ci sono stati problemi per Panzano: il paese, rispetto a quel fiume, è più in alto". "Anche la cassa d’espansione sul Virginio - fa notare infine il geologo Federico Gasperini, responsabile del settore acque di Legambiente - ha aspirato bene l’acqua di troppo. Però il problema di questi corsi d’acqua intorno a Firenze è la brevità del percorso: l’Ema per esempio è 27 km, e quindi il fiume non riesce a smaltire l’acqua che piove, tutta d’un botto, su un punto".

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Luigi Ceccherini