Firenze, 2 dicembre 2012 - C’È UNA CERTA sinistra-centro che può fare molto male al centro sinistra. Sta chiusa da domenica scorsa nelle segreterie assediate dalla gente. Ha contato e ricontato i voti che ha perso. Tanti. Ha ripensato ai volti che ha visto scorrere ai seggi, agli «infiltrati» che volevano dividere il partito. E soprattutto ha vagliato le migliaia di domande piovute per partecipare al ballottaggio. E nel rispetto delle regole, le ha bocciate. Con percentuali bulgare. Grottesche. Ora è più tranquilla, vede dietro l’angolo il possibile riscatto, la probabile vittoria del capo, e la fine (pensano) del proprio incubo. Quando si potrà uscire di nuovo a testa alta e mascella in fuori, verso destini più radiosi e poltrone più comode. E’ una sinistra-centro di apparato, sconfitta al primo turno delle primarie dallo tsunami popolar-renziano. «Ho resistito vent’anni a Berlusconi, resisterò una settimana a Renzi», ha detto lunedì scorso Rosy Bindi. Come a dire, battutto il rottamatore, si riparte come prima. Incidente chiuso. E’ una sinistra-centro che ha rimediato figure meschine proprio dove maggiore era l’attesa del segretario per un’azione di contrasto al suo principale competitor: in Toscana, in Umbria, e in Emilia.
 

L’ULTIMA ha tenuto, ma nelle prime due è stata una Caporetto: gruppi dirigenti bocciati senza appello non da qualche infiltrato, ma dal popolo vero delle primarie. È in queste nomenklature che quella sinistra-centro, sconfitta e rancorosa, ha le proprie basi. Ed è questa che può far male alla sua parte politica. Perchè la gente vuole aprire le porte, e loro le chiudono. Perchè gli elettori chiedono trasparenza e loro sigillano i seggi, più zelanti delle disposizioni ricevute, più legalitari delle regole stabilite, ingrossando così le fila dell’insoddisfazione, dell’antipolitica, dei Grillo. Per fortuna, il caso vuole che i generali siano meglio dei loro ufficiali. E se stasera uscirà vincitore dal ballottaggio, non sarà certo Bersani, generale a tre stelle, a far finta che non sia successo nulla. Così come non sarà certo Renzi, in caso di successo, a organizzare liste di proscrizione o purghe staliniane. Dunque, chiunque prenda più voti, una cosa è certa: grazie ai suoi due uomini migliori, due vincitori, per il centro sinistra, per il Pd, è suonata e ancor più suonerà la campana del rinnovamento. Per la sinistra-centro vetero staliniana, per i giovani vecchi che hanno perso, e per i vecchi che pensano di poter restare eternamente giovani. Molti saranno mandati a casa, e sarà lo stesso Bersani-rottamatore a farlo, sull’onda di un processo innescato soprattutto da Renzi. Come farà il sindaco se sarà lui a vincere, cosa che gli sarebbe stata più facile senza il muro alzato dalla puntigliosa applicazione di regole peraltro condivise. E portatrici di zizzania.
Sempre meglio, comunque di quanto accade per ora nel centro destra. Dove a volersi fare del male non è solo una componente. A giorni Berlusconi lancerà la sua ricandidatura. L’annuncio è nell’aria. Con la speranza di molti che il Cavaliere sia capace di un’ultima zampata. Che cioè sia lui stesso il rottamatore Pdl, facendo piazza pulita di capi e capetti locali e nazionali impegnati solo a cogliere un suo sguardo benevolo. E un seggio. Che decida, finalmente. Perché non è più l’ora di ondeggiare. E di farsi del male.
 

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