Firenze, 29 novembre 2012 -  Com'era prevedibile, Matteo Renzi ha giocato con insistenza la carta della battaglia ai costi della politica durante la sfida tv con Pier Luigi Bersani. E alla fine è stato duello su finanziamento ai partiti e vitalizi, con il sindaco di Firenze a chiedere l'abolizione totale e il segretario a ricordare quanto fatto e spiegare che i tagli alle pensioni, per esempio, devono colpire per esempio anche i grandi manager. Con fuoco incrociato finale da Pericle a Fiorito.

"Sono per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Per alcuni questo è un elemento demagogico, ma c'è un referendum e tenerlo significa alimentare l'antipolitica", ha premesso Renzi.  E poi "sono per la rinuncia ai vitalizi, non solo per l'abolizione", ha proseguito Renzi. Sono per il dimezzamento del numero dei parlamentari e per un principio di buon senso. Queste cose non servono solo per un fattore economico, ma perché soltanto una classe politica che taglia se stessa è nelle condizioni di andare a tagliare gli altri". Infine, "c'è bisogno anche di molta legalità in politica, nella legge anticorruzione mancano ancora tante cose".
 

Punto su punto la replica di Bersani. "In un parlamento in cui come è noto non abbiamo la maggioranza abbiamo fatto passare l'abolizione dei vitalizi e il dimezzamento dei finanziamenti ai partiti non perchè siamo contro ma perché
se c'è da tirare la cinghia la deve tirare anche la politica" -  ha tenuto a chiarire  - E "se la destra non avesse ribaltato il tavolo della riforma costituzionale saremmo arrivati al dimezzamento dei parlamentari. Poi sono per una legge sui
partiti e per rafforzare le norme anticorruzione", ha proseguito.
 

"Quanto al sistema dei vitalizi, bisogna studiare un tetto ai cumuli. Credo che sia ora di superare delle sperequazioni. Sono per partire dalla politica per arrivare anche al fatto che non sia ammissibile che un grande manager prenda una buonuscita di 20 milioni di euro lasciando la sua azienda nei guai", ha sottolineato, "bisogna fare un'operazione più generale su pensioni e retribuzione".


Controreplica di Renzi
, che ha ricordato la proposta di legge di Sposetti, ex tesoriere Ds, sui finanziamenti alle fondazioni legate ai partiti. "Non basta dire dimezziamo il finanziamento pubblico. E' il momento di abolirlo".

Bersani non ha mollato. "Va benissimo quello che hai detto. Ma da Clistene a Pericle, in quella culla della democrazia, decisero che in democrazia la politica prendeva un sostegno pubblico che la differenziava dalla tirannide. Non mi rassegno che la politica la possano far solo i ricchi...".
 

Ultima parola a Renzi: "Ho rispetto per Bersani, ma passare da Pericle a Fiorito... Se i cittadini dicono no al finanziamento e inventiamo una legge che raddoppia le spese perdiamo credibilità".

LA CRISI

Renzi: contro la crisi che ha ridotto i consumi degli italiani come all’epoca della seconda guerra mondiale “servono misure immediate, io propongo di dare 21 miliardi di euro, 100 euro netti al mese a chi ne guadagna meno di 2mila, per rafforzare il sistema dei consumi”.

LE TASSE

Bersani:"Si paga molto perché non pagano tutti. Il problema è l'evasione. Serietà sulla lota all'evasione. Altissimo il tasso di infedeltà fiscale". “Io non prometto venti miliardi l’anno prossimo, ma penso si debba fare qualcosa”. Pierluigi Bersani stoppa subito la proposta di Matteo Renzi che aveva proposto un aumento di stipendio a chi ha meno di 2000 euro mensili per un costo di 20 miliardi. “Sono cinque anni di seguito che il reddito delle famiglie sta calando, il rispario si e’ assottigliato e i consumi hanno preso la botta. C’'è una rivoluzione anche dei consumi alimentari - ha affermato il segretario Pd durante il duello tv -. Io non prometto venti miliardi l’anno prossimo, ma penso si debba fare qualcosa, ricavandone dal risparmio, dalla lotta all’evasione e dalla solidarieta’ fiscale per cui chi ha di piu’ da’ di piu’. Senza dimenticare le tariffe, altro che lenzuolate: si e’ perso anche il lenzuolo. Poi mettiamoci in cammino per un percorso lungo perche’ cinquant’anni cosi’ alle spalle non si dimenticano in un minuto”.

IL FISCO

Tutte le volte si parla di evasione poi pero’ bisognerebbe raccontare cosa e’ stato fatto”, ha spiegato il sindaco di Firenze, “un po’ di responsabilta’ ce l’abbiamo anche noi, non come il centrodestra intendiamoci. Non abbiamo fatto niente, anzi qualcosa ma non abbastanza”. E il dito e’ puntato anche contro Bersani.”Sei stato 2547 giorni al governo, dobbiamo porci il problema di quel che abbiamo fatto”, ha insistito.

EQUITALIA

“Bisogna avere il coraggio di dire che gli strumenti non sono stati all’altezza. Equitalia e’ un modello forte con i deboli, ma i soldi non li prendiamo. Ce la siamo presa con il piccolo ma non siamo andati a prendere i grossi”, ha incalzato Renzi. Dura la replica di Bersani. “Equitalia non l’abbiamo inventata noi, nonostante quel che dice Matteo. Stiamo cercando di migliorarla”, ha ricordato. Ma Renzi ha avuto l’ultima parola: “Non ho mai detto che l’abbiamo inventata noi, ma che il nostro governo con te e Visco le ha dato i poteri”.

 POLITICA ESTERA

Posizioni distanti anche in politica estera tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi. A far discutere i due competitor delle primarie del centrosinistra c’e’ il ‘seggio’ all’Onu per l’Anp. Favorevole Bersani, contrario Renzi. “Domani all’Onu si vota sulla richiesta di Abu Mazen - ha detto Bersani - vedo che nel governo italiano c’e’ qualche titubanza. Noi dobbiamo votare sì, altrimenti avrà sempre ragione Hamas, non possiamo isolare Abu Mazen”. “Non troppo d’accordo” Renzi, che ricorda come gia’ Usa e Gran Bretagna si siano dette contrarie: “il voto di domani all’Onu poi, nasce da una serie di contraddizioni interne ai palestinesi”. Secca la replica del segretario: “sulla politica estera non si scherza e vorrei che il Pd avesse una posizione unitaria. Tutti i paesi mediterranei voteranno si’: io ritengo che l’Italia debba parlare con tutti ma incoraggiare le posizioni moderate da tutti e due i lati”. Più in generale per Bersani nella crisi mediorientale “il punto di fondo resta il problema israelo-palestinese. Ci sono due popoli che non riescono a parlarsi, uno insicuro e uno umiliato. Non è possibile che abbia sempre la vittoria il piu’ violento da entrambi i lati, l’Italia deve sollecitare la presenza europea parlando con tutti”. Ma anche su questo Renzi si distingue e indica invece nella questione iraniana il centro originario dei problemi: “Non sono d’accordo sul fatto che la centralita’ di tutto sia il conflitto israelo-palestinese, il problema e’ l’Iran e se non risolviamo li’ non risolviamo il problema israelo-palestinese. Non bisogna lasciare agli americani la questione iraniana”.

 SUD

“Non ho preso molti voti al Sud ma sono contento di perdere le primarie se non convinco il Sud che e’ arrivato il momento della scossa”, ha detto Renzi. “La destra ha fatto un disastro in questi anni sotto il profilo culturale, ha contrapposto il Sud al Nord ma se hai un problema a un braccio non puoi tagliare, devima guarirlo. Dobbiamo tornare a parlare di Sud in chiave nazionale”, ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. “Le politiche specializzate per il Sud - ha aggiunto - vanno corrette, i fondi europei devono preoccuparsi di premiare chi fa qualcosa per la cittadinanza e poi basta soldi prima alle imprese, semmai dopo, con i crediti d’imposta, quando l’investimento l’hai fatto”. Infine, Bersani ha parlato di “lotta per la legalità come grande problema nazionale: la mafia al nord investe, è un dramma perché nella crisi è un pesce nell’acqua, è la più grande industria del paese e non possiamo far spallucce e voltarci dall’altra parte”.

GOVERNI PASSATI
“Non voglio fare il gianburrasca di turno, ma sono convinto che i governi di centrosinistra non hanno fatto tutto bene sulla politica industriale”. Matteo Renzi nel confronto tv per le primarie va all’attacco del segretario Pd Pier Luigi Bersani rinfacciando gli un’azione di governo fallimentare. “La politica industriale degli ultimi 20 anni non è stata all’altezza - ha incalzato il sindaco di Firenze - avete evitato di affrontare i problemi e la destinazione dell’Italia, insomma su questo forse abbiamo qualcosa da farci perdonare”. Non c’è dubbio che i governi di centrodestra siano stati un fallimento, “solo la Santanché e Fede non lo riconoscono”, ma bisogna pure discutere delle politiche fatte dal centrosinistra, che non sempre hanno funzionato.

Gli errori si commettono, “nessuno è perfetto”, ma è sbagliato accomunare i fallimenti dei governi del centrodestra alle esperienze del centrosinistra. Questa la risposta di Bersani all'attacco di Renzi: “Basta andare a vedere un po’ di risultati, parlavamo di sud... gli unici due anni in cui un po’ si è accorciata la forbice sono stati i nostri. Nessuno è perfetto per l’amor di dio, ma non mettiamo assieme gli ultimi venti anni”.

 INDUSTRIA 
Fuoco di fila di critiche e controcritiche tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi sulla politica industriale, ma con un finale amichevole e la promessa di continuare a discuterne davanti a una birra. “Non abbiamo fatto mente locale di quanto sia andata in difficoltà l’industria - comincia Bersani - abbiamo perso 20 punti dal 2008. Bisogna parlare di politica industriale: se sei lo Stato e se sei azionista pubblico chiediti se è proprio il caso di vendere Ansaldo energia. Se non sei azionista occupati delle politiche industriali, siderurgia, economia verde, edilizia. Bisogna tornare a far mente locale alle cose basiche dell’industria, noi qualcosa di buono l’abbiamo fatto, e’ bene ricordarlo ogni tanto”. “Sulla politica industriale - insiste dunque Renzi - non tutto e’ stato fatto bene. Abbiamo messo i soldi rinviando nel futuro, come si e’ visto nel Sulcis. Così è successo all’Ilva, privatizzando e lasciando fare alla famiglia Riva quel che le pareva con il risultato che sta per chiudere la prima azienda siderurgica italiana, la seconda in Europa. Avremo fatto piu’ degli altri, ma non abbiamo deciso la destinazione industriale d’Italia, su questi temi forse abbiamo qualcosa da farci perdonare”.

 CONFLITTO DI INTERESSI - Bersani : “E’ stato un limite. Pero’ che ci si intenda su cosa è stato il limite. Ci vuole una legge sulle incompatibilita’ e un’antitrust sulle comunicazioni. Non era il mio ambito, un po’ di battaglia l’ho fatta, forse troppo poca. Ma certo non aver fatto un antitrust vero sul settore della comunicazione, e’ stato un limite. Se l’avessimo fatta, la storia del paese avrebbe avuto qualche curva di meno”. “Non ci giriamo attorno, noi non abbiamo fatto la legge su conflitto interessi quando eravamo al governo. E ci siamo stati due volte. Il fatto di non averla fatta e’ la dimostrazione piu’ drammatica che abbiamo fallito”. Lo dice Matteo Renzi. “Ora dobbiamo impegnarci a fare, nei primi cento giorni, la legge sul conflitto interessi che in Italia ha un nome e un cognome: quello dell’ex presidente del Consiglio”.

PENSIONI E ALLEANZA CON CASINI

- Il sindaco di Firenze l’ha difesa, il segretario del Pd ha chiarito che non mollera’ sulla questione esodati. “Sarebbe facile dire si’ torneremo indietro, si andra’ in pensione prima. Io dico di no. Dobbiamo pagare un tributo alla serieta’”, ha spiegato il sindaco di Firenze. Vivendo più a lungo e’ naturale andare in pensione un po’ piu’ tardi. Qualcosa va rimesso a posto, non solo sugli esodati, ma non puoi pensare di metterla in discussione. Non si arrabbia solo l’Europa, ma le nuove generazioni”. Non la pensa del tutto cosi’ Bersani. “Avremmo dovuto immaginare un sistema di uscita flessibile in un range anche alto, anche ai 70 anni”, ha ricordato, invece si e’ scelta una strada radicale “con gente che e’ rimasta senza soldi” e ora costera’ di piu’ affrontare il tema esodati.
“Non voglio ribaltare la riforma Fornero, pero’ non posso ritenere chiusa la riforma finche’ non si trovare una cosa per questi esodati”, ha chiarito Bersani, “e continuo a pensare che un meccanismo piu’ flessibile in uscita sia la cosa piu’ ragionevole. Non c’e’ niente da stravolgere, bisogna tenere in equilibrio il sistema”.

“Credo che non dovremmo fare l’accordo con Pier Ferdinando Casini”. Matteo Renzi lo ha ribadito nel confronto tv con Pier Luigi Bersani. “Vendola chiede a Bersani qualcosa che profuma di sinistra”, ha ricordato, “questa ipotesi profuma molto di inciucio...”. “Abbiamo gia’ dato. Casini è rispettabilissimo”, ha assicurato, ma non si può dire “facciamo un’alleanza con i moderati perché Casini vada in franchising a prenderci i voti dei moderati”.

 "OLTRE MONTI"

 Pier Luigi Bersani ha difeso l’alleanza con Nichi Vendola, dalle perplessita’ di Matteo Renzi sulla tenuta di un governo Pd-Sel e anche da quelle che potrebbero arrivare dall’Europa. “Abbiamo il diritto di lavorare anche con chi ha avuto una posizione diversa su Monti rispettando la nostra. Alcuni l’hanno rispettata, altri no”, ha premesso il segretario Pd nel confronto tv con Renzi. “Sel è una forza nettamente europeista, favorevole agli Stati Uniti d’Europa. Abbiamo fatto un patto stringente che prevede una cessione di sovranita’”, ha ricordato. “Quanto a Monti, credo che tutti sentiamo che dobbiamo andare un po’ oltre, senza negare rigore e credibilita’, ma cercando di metterci un po’ piu’ equita’ e se possibile lavoro”, ha chiarito. Del resto, ha ricordato, “se Hollande e Monti si trovano d’accordo, come si vede forse persino posizioni liberali possono incrociare un europeismo che viene da una tradizione socialista”. Dunque, “cerchiamo di non metterci in una strettoia noi stessi”.