Firenze, 21 novembre 2012 - POTREBBE esserci stato un difetto di trasmissione degli atti tra un ufficio e un altro della procura. Oppure, ancora peggio, una dimenticanza. Comunque, c’è un fatto oggettivo, inconfutabile, che viene subito dopo l’errore, anch’esso indiscutibile: i maghi dello scasso, ovvero quei quattro georgiani ritenuti i responsabili di decine e decine di furti a Firenze e provincia da almeno un anno a questa parte, acciuffati la scorsa settimana dalla squadra mobile della questura nel corso di una brillante operazione presentata in pompa magna alla stampa, sono già liberi.

Scarcerati. Fuori, perché il sostituto procuratore Giuseppe Bianco non ha presentato la richiesta di convalida del fermo al gip nei termini stabiliti, ovvero quarantotto ore dal momento in cui gli atti arrivano sul tavolo del magistrato. Perché? Trapela dalla procura che, sul tavolo del pm, quei documenti per chiedere la convalida per il reato di ricettazione (due di quei quattro sono già stati condannati a un anno per furto, in direttissima) non sarebbero mai arrivati. Dalla questura, assicurano che la procedura è stata osservata e i tempi sono stati ampiamenti rispettati. Dove si sono persi, dunque, gli atti mai arrivati sul tavolo del giudice che avrebbe dovuto decidere se tenere dentro i ladroni georgiani? Mistero.

L’unica certezza è che da ieri i quattro, in custodia a Sollicciano, possono tornare in circolazione. Legittimo ipotizzare che, adesso, il pubblico ministero potrà mettere una toppa richiedendo una misura cautelare nei loro confronti. Gli indizi di colpevolezza per convincere il tribunale non gli mancheranno. Ma i quattro professionisti, quando l’eventuale ordinanza potrà essere applicata, potrebbero essere già lontani. O vicini. Comunque introvabili e quasi certamente dediti alla loro unica e fruttuosa occupazione. I furti, appunto.
 

DELLA PERICOLOSITÀ dei quattro — Kakhaber Mgaloblishvili, 36 anni, Aleksandres Nikolajevs, 37, Viktors Kalans, 26, e Giorgi Andguladze, 28 — sono convinti gli inquirenti che li hanno pedinati per più di un mese, in attesa di un loro passo falso.

Ma contro di loro, parlano soprattutto i numeri. Nei due appartamenti a loro disposizione, i poliziotti hanno trovato un bazar non ancora completamente catalogato: oro, argento, gioielli, computer, orologi, consolle e tutto ciò che si può portar via da ville o appartamenti. Mercoledì scorso, l’ultimo colpo. Al termine del quale sono stati fermati. Dopo un inseguimento, da Poggibonsi all’uscita dell’A1 Firenze-Impruneta, due banditi sono stati arrestati. Un terzo, che precedeva con uno scooterone l’auto carica di refurtiva, è stato seguito fino a casa, nel quartiere del Ponte di Mezzo. E così, oltre al quarto componente della banda, sono stati scoperti i due covi, dove era ammassata refurtiva per centinaia di migliaia di euro di valore, e gli arnesi per vincere le serrature più diffuse. Un’operazione da manuale, fino a quando nell’ingranaggio della giustizia non è finito un intoppo.