Firenze, 18 ottobre 2012 - La «congiura degli onesti» contro i ladri di biciclette. «Occorre interrompere il circuito che alimenta il mercato delle due ruote rubate. Sono stufo di sentirmi ripetere che noi negozianti siamo contenti dei furti perché così vendiamo di più: è esattamente il contrario», fa leva sulla logica Mauro Scarpelli, contitolare di una delle storiche rivendite fiorentine. «Soprattutto gli esemplari nuovi e di qualità sono in calo: i potenziali acquirenti sono scoraggiati dai furti a ripetizione e si orizzontano verso l’usato o comunque sul mezzo a buon mercato».


Delusa, ma ancora combattiva, Roberta Campanacci: il suo record di furti subiti — quattro in un anno, 50 in undici anni — dopo l’inchiesta de «La Nazione» è diventata oggetto di sei quesiti posti dalla lista Galli all’assessore Mattei. «Soltanto la domanda sul numero di interventi della polizia municipale, otto in tutto l’anno, ha avuto risposta precisa — racconta la promotrice della battaglia anti-furti — E già l’atmosfera caotica che regnava la dice lunga: disordine, disinteresse, mentre parlava chi ne ha titolo pochi ascoltavano. Dal pubblico a fatica si sentivano le risposte nel brusio generale. E’ chiaro: non c’è volontà politica e organizzativa di risolvere il problema».


Se le istituzioni non battono il colpo sperato, che fare? Va detto che i privati hanno idee precise. «Senza un registro la marchiatura non serve — commenta Andrea Sebastiano di Florence by bike — Tenere una sorta di “pra” e dotare le forze dell’ordine di adeguati strumenti di controllo potrebbe risultare oneroso e al limite andare a incidere anche sulla sensazione di libertà legata all’utilizzo della bici. Perché non pensare di istituire parcheggi appositi e “puliti”, non quel caos che sono le attuali rastrelliere. Un servizio magari da appaltare, purché i prezzi rimangano ovviamente contenuti. Certo, ciclisti e cicloamatori devono imparare a usare correttamente gli antifurto in commercio». Lucchetti a arco, catene, ganci da terra («I ladri sono saliti di livello spiega Enrico Gentile della Abus, grande azienda del settore — ormai le bici spariscono anche da box, cantine e garage»): serviranno sempre e l’ancoraggio a rastrelliere o similari rimarrà essenziale.


C’è anche chi, nel suo «piccolo» di negoziante e di privato cittadino esasperato, ha già messo a punto un sistema che ha dato qualche frutto tangibile. Mauro Scarpelli ha lanciato il certificato di vendita. Costo: 5 euro. «Non ha valore legale ma può aiutare nel caso venga rubata. Come? Riporta tutti i dati fondamentali a partire dal numero di telaio che, contariamente a quello che molti pensano, quasi tutte le grandi marche appongono di serie.

E che, comunque, in caso contrario si può sempre punzonare a basso costo». Il negozio tiene anche un registro di bici usate acquistate e rivendute: «Chi vuole comprare o vendere qui deve dare un documento che noi registriamo. Due anni fa una cliente ha ritrovato la bici che le era stata rubata e i carabinieri all’istante seppero chi me l’aveva venduta. Non era il ladro, ma comunque una persona che l’aveva acquistata per pochi euro. Possibile che non abbia sospettato niente sulla sua origine? Se tutti ci organizzassimo così, metteremmo fuori mercato ladri e ricettatori».