di SILVIA MASTRORILLI
Firenze, 15 settembre 2012 - L’ULTIMA burla Giuliano Gargani, detto ‘I’Garga’, l’ha compiuta proprio ieri ai suoi funerali. I familiari e i tanti amici che, ieri mattina, si sono ritrovati nella chiesa del Cestello di San Frediano per salutare il grande artista, ristoratore e poeta — che ti accoglieva con un sorriso e la battuta pronta nella sua trattoria in via del Moro ed è scomparso lunedì a 74 anni — hanno deciso di dargli l’ultimo saluto come sarebbe piaciuto a lui. E così in chiesa c’era la sua bara accompagnata dalla foto, ma non il corpo. Il corpo d’«I’Garga» era nel fiume, sulla barca condotta dal renaiolo Volo. Quell’Arno che amava così tanto e che aveva abbellito con un giardino di rose e fiori che curava sull’argine del fiume, come ha ricordato il figlio Alessandro nell’orazione funebre.
 

«Avevamo chiesto i permessi per trasportarlo dalla chiesa alla barca ma ci hanno fatto storie e quindi abbiamo deciso di far sfilare la bara vuota in chiesa e lasciare quella con Giuliano nel fiume: a lui sarebbe sicuramente piaciuto», ha raccontato Francesco Conforti, amico e sodale del poeta col quale due anni fa aveva partecipato al cortometraggio «L’Ultima Zingarata», ideato da Conforti stesso con la regia di Federico Micali in omaggio al film «Amici miei».
 

UN FUNERALE triste ma festoso e colorato, come lui avrebbe voluto, che ha riunito al Cestello tantissimi artisti, artigiani, ex calcianti e anche il pittore Rapisardi, suo amico fraterno. «I’Garga» era innamorato dell’Oltrarno e tutto il quartiere ha voluto dimostrare quanto affetto provavano per il loro cantastorie che un giorno aveva messo una targa, sotto la Pescaia di Santa Rosa, con scritto ‘Piazza Vasco Pratolini’.

L’avvocato e artista del quartiere Giovan Battista Giannangeli, detto Giambaccio, lo ha salutato così: «Voglio ricordare oggi un uomo immortale che vivrà sempre perché ci ha lasciato i suoi quadri, i suoi baccanali, le sue poesie, i suoi piatti ma, soprattutto, ci ha insegnato l’arte dell’incontro e della fratellanza: proprio lui che era un uomo laico aveva questa grande capacità di riunire intorno a sé le persone. Firenze perde oggi un padre e un artista, per tutti noi un fratello: mancherà tanto all’Arno il suo ultimo sacerdote. Il suo giardino fiorito sulla sponda del fiume, che per dieci volte ha ricostruito dopo che glielo avevano distrutto, era un atto poetico, un inno alla gioia». E allora tutti sul ponte Santa Trinita a lanciare rose e petali di rose per dargli l’ultimo saluto mentre sul fiume scorreva la barca con la sua bara e un corno francese, suonato da Federico Fattorini, ripeteva in musica quella melodia che ‘I’Garga’ canticchiava sempre a tutti: «Aaaaamoooooreeee». Addio Garga, sciamano immortale del fiume.