Firenze, 15 settembre 2012 - LA STANGATA è arrivata: l’Imu sulle seconde case di proprietà, così come quella per gli immobili ad uso commerciale concessi in affitto, a Firenze sale dalla percentuale di 0,99% del valore, in vigore fino a ieri, al tetto massimo consentito dalla normativa, 1,06%. Un aumento leggermente inferiore – da 0,99% a 1,04% - tocca invece un’altra categoria di immobili ad uso commerciale, quelli nei quali l’attività sia svolta direttamente dai proprietari. L’ innalzamento del tributo, già ventilato nei giorni scorsi, è stato formalmente deciso dalla giunta comunale in una seduta tematica tenuta ieri mattina in Palazzo Vecchio, alla quale ha preso parte anche il sindaco Matteo Renzi. In ogni caso, prima di diventare effettivo, l’aumento, sancito con delibera, dovrà passare al vaglio del consiglio comunale, che dibatterà della questione, secondo i programmi, il 27 di questo mese.

La stangata, in base alle stime degli stessi uffici di Palazzo Vecchio, colpirà approssimativamente 60mila dei 150mila soggetti interessati dal pagamento dell’Imu: tale è il numero complessivo di chi possiede case ulteriori alla prima o immobili ad uso commerciale nel capoluogo toscano. La delibera lascia invariate le aliquote sulla prima casa e le sue pertinenze, fissata allo 0,4%, quella per gli immobili locati con contratto concordato (0,76%) e quella sugli immobili rurali ad uso strumentale (0,20%). L’aumento inferiore al tetto massimo, pari allo 1,04%, che riguarda gli immobili commerciali dove l’attività sia svolta direttamente dai proprietari, è stato deciso, come ha spiegato l’assessore al bilancio Alessandro Petretto, “per una questione di equità: non volevamo alzare all’ 1,06% l’Imu a questa categoria di soggetti, che in tal modo avrebbero pagato esattamente come chi non usa il negozio per fare il suo lavoro, ma solo per trarne una rendita”.

La manovra, chiarisce ancora l’assessore, è stata intrapresa per esigenze di riassestamento del bilancio di Palazzo Vecchio: l’ obiettivo è recuperare 12 milioni di euro, la somma che, tra i tagli destinati dalla spending review a Palazzo Vecchio, circa 7,5 milioni, e i minori introiti, rispetto alle previsioni iniziali, derivanti dall’Imu, rischierebbe di mancare nelle casse comunali alla fine dell’anno. «Avevamo effettuato una stima complessiva di 160 milioni di euro di euro dall’ imu a fine anno – ricorda Petretto – ma il governo aveva deciso che a Firenze avrebbe dovuto fruttarne 176. Poi, fortunatamente, ha abbassato questa stima a circa 164 milioni: ma anche in questo caso saremmo rimasti sotto di 4. Ai quali aggiungere, ovviamente, i 7,5 della spending review. Con questo ritocco, che frutterà probabilmente 12,5 milioni, dovremmo stare più tranquilli».

Se la tassa sugli immobili ad uso commerciale utilizzati direttamente dai proprietari fosse stata all’1,06 come quella fissata per chi si limita ad affittarli, aggiunge Petretto, «avremmo avuto un flusso di oltre 13 milioni: ma equiparare le due situazioni sarebbe stato ingiusto, per cui vi abbiamo rinunciato». Con la prima rata dell’Imu, incassata a giugno, Palazzo Vecchio ha segnato a registro 57,7 milioni di euro, una somma lievemente inferiore alla previsione degli uffici dell’ente, pari a circa 60. La strada per arrivare ai 160 della previsione di fine anno (a rata di dicembre incassata) è ancora lunga.

di TOMMASO GALLIGANI