Firenze, 18 agosto 2012 - UNA LUNGA striscia di argilla rovente inghiottita da un imbuto d’afa che mette la sordina al respiro e attutisce anche il frinire delle cicale. Sembra una cartolina dal selvaggio West. E invece quel tratto di terra polverosa arsa dal caldo africano di Caligola altro non è che il letto del fiume Pesa. Così ieri mattina nel tratto Bargino– San Casciano. O meglio quel che resta dell’affluente sinistro dell’Arno, prosciugato praticamente in ogni sua goccia per gli oltre cinquanta chilometri di corso.

LE ULTIME stille d’acqua sono evaporate a maggio, con ben due mesi d’anticipo rispetto al normale regime del fiume, a secco solitamente da agosto. Con loro è morta anche la popolazione di tinche, carpe e scardole. Così alle porte di quella che si annuncia essere una delle settimane più torride di agosto e con l’invaso di Bilancino ai minimi storici (42 milioni di metri cubi su 69 di invaso), la siccità inizia a spaventare Firenze e a mordere Chianti e Valdarno.

UNA SITUAZIONE così – spiega il presidente di Publiacqua Erasmo D’Angelis, ieri sul greto della Pesa – non si registrava da un secolo, ovvero da quando si è iniziato a tenere traccia delle misurazioni di portata del fiume”.
Con la Pesa fuori gioco e la Greve e l’Ema ormai in fin di vita a rischiare grosso sono i comuni di Barberino Val D’Elsa, Tavarnelle Val di Pesa e San Casciano riforniti solo dai mille metri cubi di acqua al giorno trasportati dalle 60 autobotti di Publiacqua che tutte le mattine partono dall’Anconella dirette verso i serbatoi dei 241 sistemi acquedottistici utilizzati da 200mila persone nelle “zone rosse” di Chianti e Valdarno.

A COMPLICARE le cose per Firenze e provincia, la riduzione della scorta di Bilancino provocata dal rilascio di 2mila metri cubi d’acqua, deciso il 6 agosto dall’Autorità di Bacino, nella Sieve per garantire il livello minimo dell’Arno. “Misura necessaria – dice D’Angelis - in virtù della contemporanea diminuzione del rilascio dalla diga di Levane, da parte di Enel”.

Ma se in città, dove dopo l’ordinanza “antispreco” i consumi si sono ridotti di 2,5 milioni di litri dall’inizio di luglio, l’apporto di acqua è garantito per altri 60 giorni in Chianti e Valdarno la stima precipita a 40. In pratica fino alla fine di settembre.

ESCLUSO il milione di toscani collegati al sistema Bilancino-Anconella c’è chi ha già sperimentato sulla propria pelle l’effetto siccità. Sono gli abitanti San Donato, Pulicciano e Donnini dove si è deciso il primo razionamento notturno della risorsa con chiusura programmata.
 

FOTOGRAFIA di un Chianti che muore di sete e, aspettando la pioggia, cerca di scongiurare il possibile disastro di una vendemmia 2012 ormai alle porte. Perché se le falde non ricevano acqua, l’uva non matura innalzando il rischio di “pigiare” chicchi d’uva piccoli che abbassano la qualità del prodotto. Il nostro “tour della siccità” entra in una campagna infuocata verso Fabbrica tra San Casciano e Tavarnelle dove si trova il sancta sanctorum chiantigiano di Publiacqua, il sito che in questi giorni sta aiutando a scongiurare la crisi idrica. E’ qui che la società gestisce in concessione l’invaso di due laghi artificiali. “I laghi di Fabbrica – dice Alessio Alessi di Publiacqua – portano all’impianto di Sambuca circa 800 litri d’acqua al secondo che in questi giorni contribuiscono ad abbeverare i comuni del Chianti”. Un’infrastruttura strategica che però accusa i morsi della siccità.

MA SE il servizio ai cittadini per ora è salvo per il sospiro di sollievo la provincia deve ancora aspettare. Se non fino alle prossime precipitazioni, previste per settembre, “almeno fino a quando – conclude - i lavori per il potenziamento della rete idrica che collega Impruneta e San Casciano, iniziati questa settimana, non saranno completati”.
 

di Claudio Capanni