Firenze, 11 agosto 2012 - IMMOBILE, sul tetto della sua cuccia. Senza più latrare, guaire, scodinzolare. Non abbaiava perché era morto, strozzato, senza nessuno che l’abbia aiutato. Ed è rimasto solo anche dopo aver smesso di respirare. Un meticcio rosso e bianco, di mezza età, abbandonato al caldo e al suo destino infame: prima si è impiccato con la catena alla quale era stato lasciato legato; il resto l’ha fatto il sole di questo agosto infuocato. E, ovviamente, chi l’ha dimenticato lì.

Quando le guardie zoofile dell’Enpa sono arrivate in soccorso del cane, era troppo tardi: l’animale era disidratato, ormai carcassa. Sarebbe stata proprio la disidratazione la causa dell’atroce decesso di un meticcio, anche se sarà l’autopsia, disposta dalla procura di Firenze, a stabilire con esattezza come, quando e perché è morto il cane. E’ successo tre giorni fa, in un piccolo appezzamento di terreno in via dei Manderi, a San Donnino. La procura ha aperto anche un fascicolo, per il momento a carico di ignoti. L’ipotesi di reato è abbandono e maltrattamento di animali. Aggravato dalla conseguenza più estrema, la morte. Il proprietario del cane, al momento, è irreperibile. Una cosa certa è che, a giudicare dalle condizioni del recinto dove era stato lasciato l’animale, nessuno gli aveva fatto visita per diversi giorni. Nemmeno quando la tragedia era avvenuta.
A dare l’allarme, infatti, sono stati alcuni passanti. Erano rimasti colpiti dalla sagoma del quattro zampe: rigido, sotto il sole killer del pieno pomeriggio. Strano. Quando si sono avvicinati, si sono resi conto che il meticcio era legato da una catena e che la catena si era attorcigliata intorno alle rete di recinzione ed a un telo ombreggiante. Gli occhi assenti, le mascelle serrate, le orecchie basse. Una scena raccapricciante, ma purtroppo vera. Quelle immagini crude, che abbiamo comunque deciso di pubblicare, sono adesso agli atti dell’indagine avviata dalla magistratura fiorentina.

Secondo una prima ricostruzione, pare probabile che, forse nel tentativo di scappare da quel recinto bollente, il cane abbia fatto dei movimenti sopra la cuccia. Forse voleva saltare oltre la recinzione, ma la catena che aveva al collo glielo impediva. E così, chissà dopo quanti tentativi, avrebbe finito per strangolarsi.
Quando non è stato più capace di muoversi, senza acqua né cibo almeno alla sua portata, il caldo l’avrebbe finito, in una lenta ma inesorabile agonia. In quella posizione, ha stabilito una prima ricognizione esterna, il cane non è stato in grado nemmeno di richiamare l’attenzione di qualcuno abbaiando: la stretta del collare glielo avrebbe impedito.

Il corpo senza vita dell’animale è stato comunque inviato all’istituto zoo profilattico della Toscana e del Lazio per un esame più approfondito. Gli inquirenti vogliono escludere anche che lo strangolamento non sia avvenuto per mano di qualcuno. Ma qualunque sarà il risultato dell’indagine delle guardie dell’Enpa, l’abbandono e l’indifferenza hanno fatto un’altra vittima.
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