di STEFANO BROGIONI

Firenze, 5 agosto 2012 - NON CI STANNO, le associazioni di consumatori, a non vedere circolare gli autobus Ataf il giorno di Ferragosto. E si gettano nella mischia rilanciando la battaglia intrapresa dal nostro giornale dopo l’annuncio del taglio motivato dalla necessità di risparmiare 58mila euro.
L’avvocato Silvia Bartolini, presidente regionale del Codacons, ci mette anche un carico: un esposto da depositare in procura. Interruzione di pubblico servizio, l’ipotesi di reato. «Quest’anno, con la crisi ancora più persone rimarranno a casa — rincara Bartolini —: almeno concediamo loro la possibilità di potersi spostare. Comuni senza soldi? Il discorso economico mi sembra assolutamente inconsistente. Privare un’intera città e i suoi turisti del trasporto è troppo, non c’è proporzione tra quello che si rivendica e il danno che si va a creare. Senza contare che, anche a Ferragosto, ci sono persone che necessitano del bus per andare a lavorare».


SULLA STESSA lunghezza d’onda anche Grazia Simone, dell’Adiconsum. «Inopportuno interrompere il servizio, al massimo ridurlo nelle ore di minor utilizzo ma comunque bisogna garantire un servizio minimo. Non è certo con lo stop del trasporto a Ferragosto che si hanno dei risparmi e si possono risanare i bilanci. Considerato anche che le città ormai non si svuotano più. E il giorno di Ferragosto, per chi resta, può essere proprio un’occasione per muoversi e godersi quello che Firenze offre».


Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc, non è convinto neanche dalle parole pronunciate dall’assessore provinciale ai trasporti, Stefano Giorgetti («Con i tagli salta il concetto che il servizio pubblico è dovuto a tutti. Si devono fare delle scelte, le nostre sono quelle di assicurare gli spostamenti agli studenti, ai lavoratori, ai pendolari. Che a Ferragosto sono sicuramente ridotti», ha dichiarato l’assessore in un’intervista pubblicata ieri), e paragona la decisione addirittura ad una politica «nazista».


«Crediamo che alla Provincia di Firenze — attacca Donvito —, oltre ad una necessaria riflessione sulla propria inutilità e costosità congenita che verrà solo leggermente scalfita dalla “spending review” del Governo, debbano pensare alla politica che stanno mettendo in atto: se partono dal presupposto che il servizio pubblico non è per tutti e lo confermano sostenendo che a rimetterci devono essere le categorie più deboli, vuol dire che non solo non hanno capito nulla di “servizio pubblico”, ma che sono persone pericolose. Stiamo esagerando? Non crediamo. Ogni secolo ha i propri governanti che si adeguano ai metodi impositivi del tempo in cui vivono. Col medesimo risultato: far pagare a quelli che loro ritengono dannosi/improduttivi il prezzo delle proprie incapacità. Con l’aggravante che questo avviene in un contesto, quello fiorentino, dove il risvolto economico negativo (turismo) è nell’evidenza».


«NOI NON abbiamo consigli da dare all’assessore Giorgetti — prosegue Donvito —, anche perché siamo troppo a ridosso e non abbiamo avuto modo di studiare la questione e vedere i bilanci dell’Ataf, incluse le buone uscite degli amministratori e le spese di pubblicità su giornali che non legge nessuno. Ma sappiamo che 58.000 euro, per Ataf spa che ha un capitale sociale di più di 38 milioni di euro, è equivalente a meno di 1 euro nel bilancio di una famiglia media che guadagna 1.200 euro al mese». Motivazioni, insomma, che lasciano «perplessi».


«NELLE feste comandate in cui il servizio è assente si porta a motivazione che tutti, autisti inclusi, hanno diritto a passare le feste coi propri cari, facendo finta di dimenticare che ciò non avviene per tutti quelli che svolgono un servizio fondamentale di pubblica utilità — conclude Donvito —. Nel nostro caso il fattore pare sia solo economico: 9 Comuni dell’area metropolitana che hanno deciso a marzo che per Ferragosto non avevano 58.000 euro, meno di 7.000 a testa che, se divisi in proporzione al bacino di utenti, a parte Firenze, per gli altri Comuni si sarebbe trattato di pochi spiccioli».


E COSA NE PENSANO i pensionati? Giovanni Cortese, rappresentante della categoria per il sindacato Cisl, auspica che «si sopravviva lo stesso, se per un giorno non ci si può spostare. Ma francamente non è un segnale positivo, soprattutto per chi, a causa delle pensioni non rivalutate, deve per forza restare a casa a Ferragosto». Il consigliere comunale del Pdl, Francesco Torselli, la chiama la «doppia umiliazione».


«Umiliante per tutti quei fiorentini che, costretti dalla crisi a rimanere in città, si vedranno privare di uno dei più elementari servizi pubblici ed umiliante per i lavoratori di Ataf che invece si videro costretti a lavorare il Primo Maggio scorso perchè ‘i cittadini non potevano essere privati del trasporto pubblico’».


«Una decisione — conclude Torselli — dettata solo dall’economia contro ogni buon senso. I fiorentini purtroppo dovranno abituarsi, questo è solo un antipasto di quanto accadrà una volta che il Tpl (trasporto pubblico locale) sarà interamente gestito da soggetti privati. Le nostre paure, derise dalla sinistra bisognosa di fare cassa, si stanno avverando».
 

 

«ALLA beffa dei 58 mila euro mancanti per garantire il servizio — gli fa eco il consigliere provinciale Pdl Piergiuseppe Massai —, si deve aggiungere il danno dei 6 milioni e mezzo di euro che la Provincia di Firenze ha dovuto accantonare per il contenzioso con Ataf. Tutto questo perché la gara regionale per il Tpl è in ritardo di due anni e impone alla Provincia l’obbligo di servizio mensile per il trasporto pubblico locale. Perché — chiede Massai — l’assessore Giorgetti ha nascosto questo fatto quasi elogiando la Regione. I soldi per il servizio di Ferragosto potevano essere presi dai soldi accantonati per Ataf».