Firenze, 16 luglio 2012 - Minacce di morte al gip di Firenze Michele Barillaro: "Compagni!!!  - cita la missiva anonima, recapitata alla redazione de La Nazione, della Repubblica e dell'agenzia di stampa Adkronos - Barillaro senza scorta. Senza più celerini che lo guardano come un bambino idiota: che regalo!".

Nessuna firma né sigla di rivendicazione: ignoti, con scrittura al computer in caratteri rossi inneggiano appunto alla decisione di togliere la scorta al Giudice delle indagini preliminari di Firenze. Nel testo si usano termini offensivi nei confronti del magistrato del tribunale di Firenze e lo si minaccia di morte, alludendo anche all'assassinio del giudice Paolo Borsellino e ricordando l'imminente ventennale della strage di via d'Amelio. Sull'accaduto sono in corso le indagini da parte della Digos della Questura di Firenze.

Lo scorso 9 luglio il ministero dell'Interno, ratificando una proposta avanzata dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha tolto la scorta al Gip Michele Barillaro, 45 anni, che nel recente passato aveva ricevuto diverse minacce dopo essersi occupato anche di processi agli anarco-insurrezionalisti. Dal 1996 al 2006 Barillaro è stato giudice del Tribunale di Nicosia (Enna) e consigliere applicato alla Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta, trasferendosi poi al Tribunale di Firenze. Il magistrato ha redatto, tra le altre, la sentenza nel processo a Mariano Agate e ad altri 26 imputati nel cosiddetto processo Borsellino ter relativo alla strage di via d'Amelio e la sentenza 10/03 nel processo a Totò Riina e ad altri sei imputati relativo all'attentato dell'Addaura contro Giovanni Falcone.

Barillaro ha ricevuto il premio internazionale ''Rosario Livatino'' ed il premio ''Pro bono iustitiae''. Alcune settimane fa il giudice Barillaro aveva richiamato l'attenzione, con una analisi pubblicata sulla stampa, sul rischio sicurezza in Toscana, sottolineando in particolare la presenza di nuclei di terrorismo anarchico lungo la costa toscana e le possibili infiltrazioni nel tessuto economico regionale della mafia, della camorra e della 'ndrangheta.