Firenze, 25 giugno 2012 - PER IL MOMENTO, c’è soltanto l’idea: un parco tematico, dedicato al genio di Leonardo da Vinci, da collocare tra Firenze e Pisa, forse a Crespina. A trovare i soldi, ci avrebbe dovuto pensare Robert Da Ponte, il finanziere ricercato in tutto il mondo dopo essere fuggito con una caterva di milioni nascosti al Fisco dai suoi clienti e da portare in Svizzera.
Ma nel progetto “Genius Mundi”, portato avanti dal Consorzio Toscano Cooperative — un colosso che raduna 46 cooperative anche fuori regione, con partecipazioni nella realizzazione delle linee 2 e 3 della tramvia e della bretella Stagno-Prato — con il coinvolgimento, spiega il suo sito, della Regione Toscana e delle Province di Firenze e Pisa, piombano i carabinieri del Ros. E il sogno di un’area dedicata all’enciclopedico di Vinci s’arena davanti a un’inchiesta giudiziaria, condotta dai pm Gianni Tei e Giulio Monferini, ancora tutta in divenire.


Nello scorso maggio, in via Baracca nella sede fiorentina del Consorzio c’è una minuziosa perquisizione ordinata proprio dalla procura. I militari escono con diversa documentazione. Compresi i contratti e le scritture private con cui l’ex presidente del Ctc, Marco Bonciolini (adesso sostituito da Adolfo Braccini), affidava, a partire dal 4 novembre del 2010, alla RothsInvest di Da Ponte il compito di reclutare investitori per finanziare il progetto. L’idea è di coinvolgere fondi coreani e di Hong Kong; gli intermediari avrebbero guadagnato in percentuale su quanto raggranellato. Si prospettano investimenti e provvigioni da milioni di euro. Ma perché il Ctc s’affida alla Rothsinvest, un asset management che, si legge in un documento riservato trovato nel pc di Stella Terziantz, uno degli arrestati, «non ha licenza bancaria per il mercato italiano» e gli stessi promotori raccomandano «discrezione» all’approccio di un cliente? E’ uno degli aspetti più inquietanti, oltre ad alcuni nomi coinvolti in questa operazione. Perché Da Ponte mette a disposizione delle Cooperative due personaggi già noti agli inquirenti. Uno è Francesco Minunni, campano, nipote di Gennaro De Angelis, affiliato prima al clan Bardellino, poi a quello di Sandokan Schiavone. L’altro è l’avvocato Elio Della Corte, arrestato nel 1994 (ma assolto sei anni dopo) per un’inchiesta su commistioni tra giudici e camorristi. Della Corte riceve anche un compenso da 400mila euro per la consulenza prestata al Ctc e, pochi giorni prima delle perquisizioni, ottiene dal nuovo numero uno del Consorzio, Braccini, un rinnovo della collaborazione per il progetto Genius Mundi «a seguito della definizione di un nuovo rapporto con la società di scopo già costituita». Ma al pari di tante oltre operazioni, anche questa si blocca di colpo quando l’americano Da Ponte, tutt’ora ricercato da un mandato di cattura, sparisce, facendo un “buco” colossale.


Tra le cooperative comincia a serpeggiare il malumore, quanto meno per quelle consulenze d’oro liquidate. E il progetto del parco del Genio, ancora senza un’ubicazione definita, traballa. Venerdì scorso, durante l’inaugurazione del museo nella casa natale restaurata di Leonardo, ad Anchiano, il governatore Enrico Rossi dà un’altra mazzata: «Penso che la Toscana non abbia bisogno di parchi tematici come qualche volta ci viene proposto. Roba segnata dalla massificazione consumistica e distruttiva dell’ambiente». Il riferimento è senz’altro a Genius Mundi. Il lavoro degli investigatori va avanti. Non solo per cercare Da Ponte, per il quale, dicono le intercettazioni, l’ebreo svizzero Rotschild è pronto a muovere il Mossad, ma pure per svelare chi siano gli almeno 500 investitori che si sono affidati alla RothsInvest ingolositi dalla garanzia di interessi faraonici (10%) e dall’anonimato. I loro nomi interessano anche il Fisco.
 

Stefano Brogioni