Firenze, 23 maggio 2012 - Vive a Firenze uno dei superstiti della strage di Capaci, un componente della scorta di Falcone che si è salvato. A vent'anni esatti dal terribile attentato, Angelo Corbo, oggi ispettore capo di polizia giudiziaria presso la procura di Firenze, ha raccontato ai microfoni del Tgr Rai il suo ricordo del magistrato e di quel 23 maggio 1992.

"Mi sento colpevole perché sono rimasto vivo". "Eravamo convinti di essere intoccabili. Ci sentivamo protetti da uno scudo invisibile perché a Palermo eravamo la scorta di eccellenza, quella di Falcone". Così Angelo Corbo racconta la sua esperienza al fianco del magistrato siciliano.


Venti anni fa Corbo era nella terza auto, una Croma azzurra, nella colonna che proteggeva gli spostamenti di Falcone. Afferma di non aver notato niente di particolare, di insolito, quel giorno che potesse destare sospetto o allarme di quanto sarebbe successo in seguito. "Poi arriviamo al bivio di Capaci e scoppia tutto", ricorda l'ispettore che all'epoca aveva 27 anni.


"Ero girato verso il lunotto posteriore, guardavamo le macchine che seguivano. Le auto si sollevarono da terra, anch'io ebbi la sensazione di volare". Ma sopravisse Corbo, che confessa di aver anche vergogna. E afferma: "Quel giorno è rinato un altro Angelo Corbo: una parte di me è morta insieme ai miei colleghi"