Firenze, 14 maggio 2012 - «NON ci sono due vie per uscire dalla crisi. Non c’è una via laica e una cristiana. C’è solo la strada della volontà e dell’ottimismo. Il Pontefice parla di «necessità di reagire alla tentazione dello scoraggiamento», e della forza della solidarietà. Il premier insiste sul fatto che occorre uno sforzo comune».

 

NON ci sono due vie per uscire dalla crisi. O almeno per contrastarla. Non c’è una via laica, e una cristiana. C’è solo la strada della volontà, e in un certo senso dell’ottimismo. Il Pontefice parla di «necessità di reagire alla tentazione dello scoraggiamento», e della forza ineludibile della solidarietà. Il premier insiste sul fatto che per venire fuori da queste sabbie mobili «occorre uno sforzo» e che questo sforzo dev’essere comune. «Non bisogna arrendersi». Due voci diverse ma consonanti, insomma, in una giornata che è parsa una sorta di bilancio di una settimana contrassegnata da tensioni sociali, da risvegli terroristici, da un clima improntato alla rabbia e alla sfiducia. Nel doppio palcoscenico di Arezzo, della fede e della responsabilità politica, gli attori hanno finito per recitare in fondo lo stesso copione.

CERTO, a pancia vuota e con l’Imu in arrivo, di motivi per scoraggiarsi ce ne sono, eccome. Lo sa bene il Papa che ha dimostrato alla gente di Toscana come la cattedra di Pietro non sia lontana dai suoi «allievi». Soprattutto quelli giovani. Ai quali ha ricordato i valori cristiani, certo, e una cultura della sobrietà persa da loro stessi e dai loro genitori. Una cultura che in tempo di crisi è una necessità, ma che può e deve rappresentare pure una scelta. Ma non solo. Nelle sue parole di stimolo e di risveglio, Benedetto XVI ha voluto mostrare l’esempio di grandi personalità del Rinascimento, da Petrarca a Vasari. Perché prima o poi, chi vuol capire capisca, pure noi possiamo e dobbiamo rinascere. Un compito affidato ai singoli, certo, ma anche al Governo. Monti è apparso preoccupato. Comprensibile. Lo siamo tutti, anche per certe scelte ammazza risparmi del governo. Allora? Seguire la «ricetta francescana» evocata dal Papa, o quantomeno il modello di sobrietà a cui si faceva cenno prima? Senza dubbio. Volenti o nolenti. Ma anche «un’equa ripartizione del peso a carico di ciascuno», come ha detto Monti. Quello che in certi casi non pare essere stato nell’agenda dell’esecutivo. Perché tra la via francescana e il salasso Imu, un’«equa ripartizione del carico» poteva partire da una patrimoniale. Ad esempio. Detto questo, cogliamo di questi appelli l’aspetto positivo. La crisi ci assedia, certo. E per ora ha vinto la battaglia. Ma la guerra no. Quella possiamo vincerla. Basta non arrendersi.