Firenze, 4 maggio 2012 - Un regalo a cavallo tra il 150° dell’Unità d’Italia e il 140° della fondazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, stabilite da madre Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), le salesiane che da tanti anni sono a Firenze nella sede di via Marconi, fiorite nel solco della predicazione e dell'opera di Giovanni Bosco. Si tratta di un film: ‘Maìn. La casa della felicità’, che verrà presentato in anteprima mondiale il 4 maggio a Roma ma che farà presto tappa a Firenze e in altre città toscane.

‘Maìn’ era il nome affettuoso che i familiari avevano dato a Maria Domenica, la cui storia è diventata un film diretto da Simone Spada, un talento formatosi per anni come aiuto a registi di alto profilo. La fotografia è di Alessandro Pesci, Nastro d’Argento 2011 per il film di Nanni Moretti Habemus papam.

La musica è del maestro Roberto Gori. Dunque c’è aria di festa anche per le suore di via Marconi ma non solo per loro. Negli spazi della scuola salesiana, nel giardino e nelle aule, sono cresciute tante storie di amicizia, all’ombra di una spiritualità che ha arricchito e preparato a vivere diverse generazioni di giovani.

Tra la scuola, la parrocchia di San Gervasio e la missione comboniana di via Aldini, il nome di madre Mazzarello ricorda percorsi di crescita umana, campi scuola nei quali la collaborazione tra i parroci e le suore creava un clima di fiducia e di attenzione verso tanti giovani.

Madre Maria è stata beatificata da Pio XI nel 1938 e canonizzata da Pio XII nel 1951. Nel 1872 Maria con 10 sue compagne, aveva avviato l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Alla sua morte, nel 1881, l’Istituto contava già 165 suore e 65 novizie sparse in 28 case (19 in Italia, 3 in Francia e 6 in America), tra cui la sede fiorentina.

“La scelta delle Figlie di Maria Ausiliatrice è stata coraggiosa – spiegano i promotori della diffusione della pellicola - Non era scontato puntare su un film per far riflettere sulla figura di Maria Domenica Mazzarello e farne conoscere la storia. In un mondo materialista in cui appare sempre più difficile mostrare il bello della vita e il senso di gioia che nasce dallo spendersi per gli altri, alle Salesiane di Don Bosco è parso urgente comunicare e “far vedere”, con il linguaggio del cinema, appunto, un carisma che, sorto 140 anni fa, mantiene intatto il suo valore di proposta spirituale valida per un mondo globalizzato”.

Non fosse altro per alimentare anche un utile esercizio: quando si passa per strada e accanto a un cancello o a un portone si legge sulla targa il nome di una personalità religiosa, si può tornare ad alimentare la sana curiosità di sapere chi era, cosa ha fatto, in cosa ha sperato. Ed uscire dai luoghi comuni del “già saputo” o del sentito dire.

Citterich, dietro e oltre il giornalista

Giornalista, "ma non solo". A Vittorio Citterich giornalista ma non solo» è dedicato venerdì 4 maggio pomerggio alle 17.30 un incontro nel Centro La Pira di Firenze (in in via dei Pescioni 2). Nato a Salonicco, Citterich giunse a Firenze nel 1945 seguendo il padre esule. Entrato al «Giornale del mattino», seguì da inviato molti viaggi di La Pira, in particolare a Mosca e in Medio oriente. Entrato in Rai, è stato vicedirettore del TG1 e corrispondente da Mosca. È scomparso nel 2011 all’età di 81 anni, dopo una lunga malattia. Lo ricordano il Presidente della Fondazione La Pira Mario Primicerio, David Sassoli, Simone Pistelli e Albino Longhi.

Claudel, Milosz e la poesia dell'antiperbenismo

La poesia, ben interpretata, attrae, educa a un altro linguaggio, dunque ad un'altra attenzione. Accade così che la lettura-rilettura di 'Annuncio a Maria' di Paul Claudel faccia il pieno nel Salone Brunelleschi dell'Istituto degli Innocenti a Firenze. E' stato Davide Rondoni, poeta e direttore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, editorialista, a condurne gio vedì 3 maggio la presentazione insieme a don Alfredo Jacopozzi, direttore dell'Ufficio Cultura della diocesi, mentre le scene più significative venivano recitate dal maestro Pietro Bartolini (Accademia teatrale di Firenze) e dai suoi allievi, con un'interpretazione decisamente riuscita di Chiara Martini e l'accompagnamento musicale del violoncello. Claudel mette a confronto l'amore vero e quello falso, espressione di calcolo e perbenismo.

“Le cose belle – ha osservato Rondoni - risultano ad alcuni insopportabili quando non ne sottolineano il loro possesso. L'amore è l'apertura a qualcosa che non sei tu a dire che è giusto. C'e sempre un'esagerazione nell'amore rispetto alla giustizia. O, meglio, è una giustizia che non fissiamo noi. Chi di noi potrebbe dire di essere amato giustamente?”. L'amore, la grande questione, è al centro anche del prossimo appuntamento con Rondoni, Jacopozzi e l'Accademia teatrale, il 24 maggio, con il 'Miguel Manara' di Oscar Milosz.

Michele Brancale