Firenze, 28 aprile 2012 - «MI DISPIACE per quello che è successo, ma è una situazione che andava avanti da tanto, troppo tempo. D’altra parte come dice un vecchio detto quello che non si capisce con la ragione lo si capisce con il dolore». Così Marcello Bevignani, commenta i sigilli a «Radio Studio 54», l’emittente radiofonica fondata da Guido Gheri, indagato insieme al suo collaboratore Salvatore Buono, per diffamazione aggravata e propaganda di idee fondate sull’odio razziale.
Consulente per la sicurezza sul posto di lavoro, Bevignani, in passato ha lavorato per la radio con una rubrica dedicata, appunto, al tema della sicurezza.
«Nel gennaio 2010 sono stato invitato più volte a condurre una trasmissione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, oggetto della mia professione, e ho accettato per la presenza di ospiti di livello come il senatore Achille Totaro, Guido Sensi e altri professionisti».
Poi la denuncia che ha dato il via all’inchiesta. Perché?
«Mi ha diffamato in continuazione e in più circostanze con tanto di nome e cognome, con accuse e offese di ogni genere, dal pederasta al castrato, al figlio di p... e tante altre falsità legate al mio lavoro».
Tutto questo per circa un anno...
«Sì, è cominciato tutto nell’ottobre del 2011 e questa tortura è durata per oltre un anno creando seri disagi a me e tutta la mia famiglia, mortificata, incredula e impotente. A luglio 2010 avevo lasciato la radio e tre mesi dopo Gheri ha iniziato a diffondere tali assurdità sul mio conto e senza nessun motivo, perché non credo sia di pubblica utilità diffamare un ex collaboratore senza dargli nessuna possibilità di difendersi dalle accuse».
Si vociferava, invece, che fossi stato mandato via. Come è andata in realtà?
«Sono stato io ad andarmene perché non condividevo la linea della radio e perché mi sentivo strumentalizzato. Era davvero troppo offensivo per questo ho iniziato a prendere le distanze per poi abbandonare definitivamente l’impegno».
Si vocifera anche che le registrazioni consegnate in procura fossero state manomesse...
«Niente di più falso: io ho consegnato le tracce originali, le registrazioni sono “fedelissime”. In questo caso hanno la possibilità di nominare un perito per provare ciò».
Dopo la sua denuncia, nuovo impulso alle indagini è stato dato da quelle di alcuni ascoltatori di Radio Studio 54, irritati dagli insulti rivolti agli extracomunitari in alcune trasmissioni mattutine tra gennaio e aprile 2011
«Ognuno può avere la sua visione del mondo, ma su un mezzo per natura così propagandistico come la radio non possono essere veicolati contenuti così razziali. Poi, non meravigliamoci se succede quello che succede... La radio è stata chiusa per questi motivi e non certo, come continua a dire Gheri, per motivi politici o perché vogliono tappargli la bocca».
Ha qualche precisazione da fare?
«Dal mese di ottobre a seguito delle continue telefonate in redazione, fatte dai radioascoltatori che chiedevano il mio ritorno, Gheri mi ha chiesto di rientrare ma non ho accettato e non ho voluto fornire alcuna spiegazione. Sul gruppo Facebook ho pubblicato delle clip di registrazioni al fine di far comprendere a tutti i reali motivi che mi avevano spinto ad abbandonare la rubrica».
Cosa pensa di quanto accaduto?
«Si è parlato tanto su tutti i media della chiusura della radio ma non si è parlato delle condizioni psicologiche di chi ha dovuto sopportare tali ingiustizie. Non è stato facile né per me, né tantomeno per la mia famiglia. E nemmeno per tutti gli extracomunitari derisi e offesi. Ma io ho fede nel lavoro della magistratura, sono sicuro che presto, tutta, ma proprio tutta, la verità verrà a galla».

di ROSSELLA CONTE