Firenze, 14 aprile 2012 - MIGLIORANO le condizioni di Mario Bartoli, il geometra 54enne che, nella notte tra martedì e mercoledì nella sua casa di via di Carraia a Calenzano, aveva sparato alla sua convivente e madre delle sue tre figlie, Gianna Toni di 50 anni, morta alcune ore più tardi.

Dopo avere compiuto il suo folle gesto sparando alla compagna all’addome e alla testa, con la chiara intenzione di ucciderla, Bartoli aveva rivolto l’arma contro se stesso tentando di suicidarsi: il proiettile esploso aveva anche colpito di striscio al fianco la figlia sedicenne medicata poi in ospedale ma in comprensibile stato di choc.

Dieci giorni la prognosi per lei ma una ferita psicologica sicuramente più difficile da risanare. Le condizioni del geometra invece erano sembrate molto gravi tanto da far temere per la sua vita: a quanto si apprende dall’ospedale di Careggi, dove l’uomo è piantonato,  sembra che stia rispondendo positivamente alle terapie.
 

Intanto pare accertato che il gesto folle di Bartoli fosse pianificato anche perché è stata ritrovata una lunga lettera indirizzata alle figlie, "datata 12 ovvero 13 aprile", in cui, fra l’altro, pianifica precisamente che cosa dovrà accadere del suo studio professionale che, spiega nella missiva, continuerà ad essere gestito da un socio.
Una raccomandazione è rivolta, in particolare, alla figlia maggiore perché consegni la lettera ad una persona, indicata per cognome, definito «maestro di vita» dallo stesso Bartoli, che potrà indirizzarla per il passaggio di consegne.

Nella missiva si citano anche cose concrete come il fatto di dover riscuotere diversi crediti. "Vorrei dire tante cose, ma pensando a me e mamma troverete le parole che avremmo detto per voi".

Più oscuri invece altri passaggi che si riferiscono comunque alla vita familiare ma sembra comunque trasparire il rimpianto per una vita eccessivamente dedicata al lavoro.

UN PENSIERO, nella lettera di congedo, è rivolto anche al cane di casa con la raccomandazione di avere cura di lui: "Non lasciate sola Peggy". E ancora: "Quante sigarette ho fumato per cercare di annebbiarmi, troppe ma non sono bastate. Volevo solo l'amore, non la compassione per chi lavora tanto. Lo so come si fa a divertirsi e rilassarsi. Ho cercato di lasciare qualcosa a voi violentando la mia vita inutilmente"

Intanto ieri a Calenzano non si era assolutamente spenta la eco per una tragedia assurda originata, sembra, dai rapporti di coppia diventati ultimamente molto tesi: tutti ricordano Gianna come una persona semplice e alla mano che viveva, letteralmente, per le amatissime figlie.